Il dg Porfido spiega la rivoluzione del “prendersi cura” col futuro ospedale unico

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BUSTO ARSIZIO – Eugenio Porfido, direttore generale dell’Asst Valle Olona l’ha sempre detto: «L’ospedale unico lo stiamo già costruendo». Anche se al momento non c’è una ruspa che si stia muovendo per sbancare terra e nemmeno c’è un progetto definitivo. Una convinzione che Porfido ha ribadito anche questa mattina, giovedì 13 giugno, a margine della conferenza stampa di presentazione della festa delle Croce rossa, durante una chiacchierata informale con la stampa. Dove ha confermato che «proprio l’altro giorno abbiamo portato in Regione un documento di indirizzo al quale abbiamo aggiunto uno studio dell’impatto viabilistico del nuovo ospedale per quanto riguarda utenti e dipendenti e un approfondimento sul fabbisogno energetico della nuova struttura e sulle energie pulite». Ma anche svelato qualcosa in più di come sarà il nuovo nosocomio che dovrebbe sorgere tra Busto e Gallarate.

I cinque principi

Per immaginare il futuro ospedale bisogna prima resettera l’immagine che ognuno ha di quello attuale. Perché quando Eugenio Porfido parla di nuovo ospedale, con “nuovo” non intende solo il contenitore, ma l’intera filosofia. A partire da 5 direttive operative. «Dovrà essere open, ovvero si deve integrare con il territorio – spiega Porfido – friendly, ovvero il cittadino lo deve capire immediatamente; green e quindi attento ai temi dell’inquinamento e delle energie rinnovabili; safety, nel senso di sicuro per utenti e cittadini e learning, poiché dovrà essere un ospedale dove si fa insegnamento a livello scientifico, ma anche organizzativo».

Il lay out

Idee abbastanza chiare anche su quello che sarà il lay out del nuovo nosocomio che dovrebbe prevedere tre aree: «Una operativa 24 h – continua il dg – una che possiamo definire ambulatoriale, con sale operatorie dedicate e una terza, al centro, che avrà la funzione di mettere in connessione la altre due strutture con pronto soccorso, amministrazione».

Cura anche in senso più ampio

Nell’idea che il dg sta cercando di trasmettere in funzione di un prossimo progetto c’è anche la volontà di pensare a un ospedale che non si limiti ai classici padiglioni, ma comprenda, all’interno dell’area del nosocomio anche una serie di servizi. Insomma un ospedale che cura, ma che si prende anche cura dei pazienti e dei loro famigliari. Con una serie di dettagli che oltre a offrire servizi daranno al nuovo nosocomio anche la veste di un luogo dove vivere momenti anche fuori dai reparti e dalle camere di ricovero. «Ci piacerebbe ad esempio – dice Porfido – realizzare una strada interna dove ci possano essere anche negozi, oppure costruire un percorso neuro sensoriale o ancora un ristorante dove i pazienti con possibilità di deambulazione, ma anche i familiari possano andare a mangiare o a incontrarsi».

Il futuro che è già presente

Tutto questo però è il domani «che – dice il direttore generale – io sto impostando. E accanto a questo lavoro sto anche già costruendo il nuovo ospedale». Senza muovere un mattone. «Lo ripeto non fermiamoci al contenitore, ma puntiamo l’attenzione sul contenuto. Un nuovo ospedale deve avere metodi di lavoro uniformi, equipe abituate a lavorare insieme e a essere intercambiabili. Insomma prima del cantiere, bisogna lavorare sulle risorse umane, sull’organizzazione, sul metodo operativo. Ed è quello che si sta facendo in questo momento in una realtà è divisa su più presidi. Questo perché il trasloco sarà certamente una fase delicata e anche il cambio di ambiente. Per questo bisogna arrivare a quel giorno il più preparati possibile”.

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