Il dopo? Ce lo sta dettando il coronavirus

coronavirus bottini dopo

di Gian Franco Bottini

Quando la tempesta sarà passata ne usciremo magari solo un po’ stropicciati ma di certo non più quelli di prima. Lo affermano in molti ed in molte lingue diverse, e noi ci associamo convintamente. Oggi la prima preoccupazione deve essere quella di far di tutto per portare a casa la pelle, la nostra e quella degli altri. Ciò non toglie però che cominciare a pensare, con un po’ di fiducia, a quello che dovrà essere il nostro “dopo” non può fare che bene alla nostra voglia di vivere. Del resto alcune situazioni che determineranno sicuri cambiamenti, e non sempre in danno, sono già sotto gli occhi di tutti e indietro non si tornerà.

Dobbiamo confessarvi che pensando a questo maledetto virus non riusciamo ad eludere l’immagine della “livella”, quella della meravigliosa poesia di Totò. Una immagine che confessiamo di aver cercato più volte di scacciare, perché parla di morte, ma che ci ritorna costantemente indietro nella forma di una sorta di trave che, premendo sulle nostre teste, ci livella tutti verso il basso, ci riporta indietro nel tempo e ci costringe
a riconsiderare quelle precarietà che un imprevedibile situazione ha messo a nudo.

coronavirus bottini dopo
Gian Franco Bottini

Quasi come a dire : e mo’… ripartiamo daccapo! Il Covid 19, con i problemi creati anche alle più solide economie, costringerà a più miti consigli grandi potenze come Cina e Usa e sta già ammorbidendo l’atteggiamento americano, meno spavaldo del solito, per esempio nei confronti dell’Iran e del soffocante embargo, onde non assumersi la responsabilità di distruggere un popolo allo stremo e senza una sanità. Per tutti i potenti si porrà poi il mistero di una Corea del Nord che, con il suo esasperato “sovranismo”, pare aver evitato il contagio.

Arrivato in Europa, il Covid 19 ha immediatamente messo a nudo la debolezza di una struttura che fa dell’egoismo la sua religione e il virus maledetto avrà il merito storico di aver messo l’UE in un angolo e di aver tolto gli ultimi veli che tentavano di nascondere un sistema oramai allo sfascio. La caduta degli intoccabili vincoli legati al patto di stabilità sono il segnale che nemmeno gli egoismi oggi tengono più.

E una Europa così debole dovrà rapidamente riformarsi se non vuole essere l’agnello sacrificale dove Usa e Cina immergeranno le avide forchette per il recupero dei sacrifici a loro derivanti dalle reciproche concessioni alle quali verranno costretti. Per non parlare della nostra Italia dove le diversità strutturali emerse fra le varie regioni hanno messo in chiara evidenza che su certi temi fondamentali, sanità in primis, quella che viene chiamata “autonomia” non può più essere una semplice baruffa politica ma una urgenza da affrontare e risolvere.

Qualcuno poi , pensando di fare dell’ironia, ha detto che l’Inps dopo il Covid19 risanerà i propri bilanci per le tante pensioni che verranno a cessare; al di là della discutibile qualità della battuta quel qualcuno non ha però pensato che fra un paio di decenni il suddetto bilancio risentirà dell’inevitabile calo delle nascite a causa delle difficoltà economiche e della prolungata distanza imposta fra le persone.

Di immigrazione ovviamente di questi tempi non se ne parla e di un’Africa che per ora pare risparmiata dall’assalto virale ancor meno; come di dire che il Covid19 ha scalzato l’immigrazione dal podio dei nostri problemi . Ma sarà poi vero? Anche per alcuni importanti comparti della nostra vita quotidiana questo difficile periodo ha aperto orizzonti che per pigrizie od incrostazioni burocratiche faticavano ad emergere ed oggi, aperti i varchi, diventano delle urgenze.

Il “lavoro a domicilio”, al quale alcuni sono stati costretti, ha aperto scenari finora inesplorati ma ai quali sarà difficile rinunciare. Bisognerà però rapidamente costruire una normativa adeguata, una nuova mentalità sindacale ma soprattutto una mentalità professionale fatta di capacità, autonomia, serietà, autocontrollo. Una mentalità, onestamente, da noi ancora tutta da costruire.

Il commercio di vicinato , già in piena difficoltà, sarà messo ancor più alla corda da un e-commerce che in questo periodo di forzata segregazione ha naturalmente incrementato i suoi clienti abituali. Ma l’impegno più grande che noi avremo, sul quale possiamo cominciare a lavorare da adesso, sarà un impegno individuale e metterà alla prova ognuno di noi che, temiamo ancora per molti mesi, dovremo considerare il coronavirus un nemico sempre pronto a colpirci alle spalle.

Purtroppo dovremo imparare a governare la diffidenza e il sospetto anche verso il più caro degli amici, dovremo valutare i nostri rapporti sociali anche alla luce di parametri di sicurezza, dovremo imparare a valutare con attenzione anche i rapporti personali più stretti.E in questo nuovo contesto, già di per sè complicato, dovremo soprattutto cercare di non far diventare un incubo e una fissazione quella che invece deve essere considerata una cautela e una precauzione. E la cosa, credeteci, non sarà  per nulla semplice!

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