Il genio di Leonardo e la Busto dei telai

Una straordinaria mostra sulle incursioni di Leonardo da Vinci nel tessile. Un rapporto indiretto tra il genio rinascimentale e Busto Arsizio, appunto città a vocazione tessile. Al museo di via Gavinana sono esposti fino al 27 novembre i modellini di telai progettati da Leonardo. Una rarità nel cinquecentesimo della sua morte e nei novecento anni di storia bustocca. Evento unico e di successo che l’assessorato alla Cultura gestito da Manuela Maffioli propone all’interno di un percorso per celebrare l’anniversario leonardesco. E che Luigi Giavini, storico bustocco, sottolinea con un suo intervento. Eccolo.

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di Luigi Giavini

E’ bello che per i 900 anni (1119-2019) di storia bustocca la nostra città celebri con questa mostra la memoria di una secolare storia tessile. Indendiamoci subito, Leonardo da Vinci a Busto non c’è mai stato, ma la sua genialità ha lasciato un segno importante nell’evoluzione della tecnologia tessile, ed è per questo che anche noi bustocchi dobbiamo essere riconoscenti per le sue ricerche e le sue intuizioni. Tanti, oserei dire quasi tutti, i progetti di Leonardo rimasero irrealizzati, ma la strada da lui segnata portò ad una nuova modalità di ricerca non più fantasiosa ma attenta alla natura e alla sue leggi. Modo di ricerca che iniziò l’era della scienza e della tecnologia moderna.

Le sue attenzioni per le macchine tessili, dal telaio ai filatoi alle macchine per la lavorazione della lana e della seta, furono intuizioni geniali. I disegni di macchine e meccanismi rappresentano certamente il punto più alto della ricerca rinascimentale nel campo della scienza e della tecnica e, se mi permettete l’accostamento, solo le settecentesche macchine dell’ Encyclopedie di Diderot esprimono con altrettanta immediatezza lo spirito della cultura occidentale dell’epoca.

Va detto che la frequentazione di Leonardo attraverso le corti ducali, con il mondo delle imprese contribuì ad accrescere la sua attenzione alle modalità del lavoro. Non va dimenticato che a Milano certamente fu spinto da lungimiranti governanti a studiare nuove tecnologie per far fronte ad una concorrenza straniera sempre più forte che sfruttava anche l’asfittica inerzia dell’Università dei Mercanti e dei paratici delle Coorporazioni Tessili.

Leonardo intuì che bisognava dare una svolta alla mentalità produttiva. Subito la sua attenzione fu, ad esempio, per la regolazione e lo sfruttamento delle acque, energia primaria per il funzionamento delle imprese lungo le vie d’acqua. L’Adda, l’Olona e il Ticino potevano essere una risorsa fondamentale per l’avvio di nuove tecnologie. Per tradizione si tramanda che in Valle, la nostra Valle Olona, le idee di Leonardo portarono ad un modo nuovo di lavorare i tessuti e il mulino Salmoiraghi viene ancora ricordato per la straordinaria genialità dei meccanismi di trasmissione, quasi sicuramente eredità degli studi leonardeschi.

Lasciamo che l’acqua scorra…, non posso per questa occasione dimenticare il più grande studioso vinciano, famoso in tutto il mondo: il professor Augusto Marinoni. Non dimentico quel giorno del mio primo approccio con lui. Con la semplicità dell’incoscienza mi presentai a casa sua, a Legnano. Volevo parlare dell’origine dei dialetti e meglio di lui, semplicità dell’ingenuità, professore all’Università Cattolica e massimo esperto in materia, non c’era nessuno. Venne ad aprirmi e fui subito colpito dalla massima cortesia. Mi fece entrare scusandosi (si scusava lui!) del fatto che aveva tutti, ma proprio tutti, i tavoli occupati dai disegni di Leonardo per la mostra sul Codice Atlantico. Mi sentii piccolo piccolo, ma la sua dissertazione sui lavori di Leonardo, specialmente sulla sua attenzione ai dettagli dei tessuti in pittura, dalla sensualità della seta, alla morbidezza della lana, alla rusticità della canapa nel gioco degli sfumati, la precisizione del dettaglio… insomma una lezione memorabile. Finì che mi scrisse stupende prefazioni ai miei lavori,

busto leonardo giavini telai – MALPENSA24