Il giallo della rimozione del parroco di Orino, Azzio e Comacchio

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don Emanuele Borroni

AZZIO – Che cosa ha fatto don Emanuele? È questo l’interrogativo senza risposta che da oltre un mese sta tormentando i fedeli della comunità pastorale “Maria Santissima sotto la Rocca”, che comprende le parrocchie della Beata Vergine Immacolata in Orino, Beata Vergine Annunziata in Azzio e Beata Vergine Addolorata in Comacchio di Azzio. L’8 marzo, infatti, il responsabile della comunità pastorale e parroco delle tre parrocchie, don Emanuele Borroni (nella foto), è stato rimosso dall’incarico. Al suo posto si è insediato il parroco di Gemonio. Ma finora i chiarimenti chiesti dai fedeli di Orino, Azzio e Comacchio alle gerarchie ecclesiastiche non sono pervenuti.

Il provvedimento

Il provvedimento di rimozione, firmato dal vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni (nella foto a sinistra), è stato notificato a don Emanuele nella chiesa parrocchiale di Azzio lunedì 8 marzo, al termine della messa vespertina, dal vicario generale della diocesi lariana, monsignor Ivan Salvadori. Con il suo atto, il vescovo, facendo riferimento al canone 1747 del codice di diritto canonico intimava al sacerdote di astenersi dall’esercizio delle funzioni del parroco, lasciare libera quanto prima la casa parrocchiale e consegnare tutto ciò che apparteneva alle tre parrocchie a don Silvio Bernasconi, vicario foraneo di Cittiglio e parroco di Gemonio, nominato contestualmente amministratore parrocchiale e legale rappresentante delle parrocchie di Orino, Azzio e Comacchio.

Cosa dice il diritto canonico

Per comprendere la gravità del provvedimento adottato da Cantoni nei confronti di don Emanuele occorre considerare anche altri due canoni del codice di diritto canonico, il 1740 e il 1741. Nel primo, viene spiegato che la rimozione di un parroco dalla guida di una parrocchia può essere adottata “quando il ministero di un parroco per qualche causa, anche senza sua colpa grave, risulti dannoso o almeno inefficace”. Il canone 1741, invece, elenca le principali cause per le quali un parroco può essere rimosso dalla sua parrocchia: assumere comportamenti che arrechino grave danno o turbamento alla comunione ecclesiale, inettitudine o infermità permanente della mente o del corpo che gli impediscano di svolgere il suo ministero, perdita della buona considerazione da parte di parrocchiani onesti e seri o avversione contro la sua persona che si preveda non cesseranno in breve tempo, grave negligenza o violazione dei doveri parrocchiali e cattiva amministrazione delle cose temporali con grave danno della Chiesa.

Il trasferimento di un anno fa

Per cercare di comprendere la vicenda occorre tornare all’8 marzo di un anno fa quando il vescovo Cantoni trasferì don Emanuele nella comunità pastorale delle parrocchie di San Giorgio e San Salvatore in Como. Una decisione che il sacerdote non condivise e non accettò continuando a svolgere il suo ministero in Valcuvia. Un trasferimento, quello proposto a don Emanuele, che già lasciava intravedere qualche problema di relazione tra i vertici della curia comasca e il sacerdote al quale, parroco da 11 anni, a 43 anni veniva proposto un incarico che abitualmente viene affidato a sacerdoti con seri problemi di salute o che per età o altre motivazioni personali preferiscano dedicarsi a un ministero con minori responsabilità.

Finora nessun chiarimento

Ora, il vescovo Cantoni dovrebbe chiarire, innanzitutto ai fedeli dei tre paesi, come mai un prete di 44 anni non stia svolgendo alcun ministero e viva in una sorta di isolamento nella casa di famiglia in Valmarchirolo. Un chiarimento della vicenda serve, soprattutto, per garantire la dignità e la credibilità di don Emanuele come persona ancora prima di prete. Sgombrare l’orizzonte dalle ombre che si sono addensate sulla valle, considerato anche il silenzio dietro il quale si è trincerato il vicario foraneo, don Enrico Molteni, potrà servire anche a chiarire ai fedeli delle tre comunità che l’arrivo dell’amministratore parrocchiale non comporta lo spostamento delle parrocchie nel vicariato di Cittiglio. Inoltre, alcune voci sempre più insistenti parlano di un contenzioso in essere tra il sacerdote e il vescovo al vaglio della Congregazione per il clero. Da quando sono emerse queste criticità, oltre un anno fa, un gruppo di fedeli della comunità pastorale ha chiesto un incontro chiarificatore con monsignor Cantoni. Il presule, sino ad oggi, non ha accettato il confronto. Ora, è necessario da parte di tutti l’impegno per porre fine in fretta a questa vicenda.

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