Il Maga riparte da Sandrina Bandera. E dalla mostra sugli impressionisti

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Sandrina Bandera

GALLARATE – Sandrina Bandera è stata riconfermata alla presidenza della Fondazione che sovrintende il Maga, il museo d’arte moderna di Gallarate che, il 21 marzo, taglia il traguardo dei dieci anni di attività. Un percorso professionale prestigioso quello della professoressa Bandera, svolto principalmente alla direzione del Mibac, alla Soprintendenza ai Beni Artistici, al vertice della Pinacoteca di Brera e del Polo museale della Lombardia. Una riconferma che ha alle viste una grande mostra dedicata agli impressionisti (“Impressionisti: itinerari e scoperte alle origini della modernità”) e il rilancio del museo di via De Magri in una prospettiva nuova, di polo culturale aperto alle diverse manifestazioni dell’arte.

Professoressa Bandera, il Comune di Gallarate le ha rinnovato fiducia. Il suo è un incarico che non si annuncia facile: attorno al Maga ci sono tante chiacchiere politiche, istituzionali e non solo.
“Guardi, per quanto mi riguarda, le chiacchiere stanno a zero. Vivo le polemiche in modo indiretto, non abito a Gallarate e mi rapporto in modo distaccato alle polemiche. Un museo va giudicato per quello che fa, per la sua attività culturale, per la vita di tutti i giorni”.

Forse la cifra della provincia condiziona certi dibattiti?
“Vengo da una piccola città di provincia, ma ho avuto la fortuna di studiare e lavorare a Firenze, Parigi, Milano. Forse anche per questo posso guardare le cose in modo diverso, senza nulla togliere alla bellezza della provincia”.

Eppure, Gallarate non percepisce ancora fino in fondo il suo patrimonio museale, a cominciare proprio dal Maga.
“Il Maga mi sembra sia invece uno dei punti nodali di Gallarate. Non ho mai pensato che la città non lo ami. Diciamo invece che le sue attività vanno inserite in un contesto più generale”.

Di risorse che mancano?
“L’amministrazione comunale ha ridotto in questi anni gli stanziamenti, ma succede dappertutto in Italia soprattutto per quanto riguarda i musei. Però non mi sento di puntare frecce contro qualcuno, lamentandomi. Bisogna guardare in faccia la realtà delle cose, possibilmente cercando soluzioni per superare l’impasse. Questa è la sfida che mi appassiona e mi rende vitale”.

Nonostante le indicazioni del Comune sul futuro del museo?
“La decisione di gestire il futuro per organizzare il cosiddetto polo culturale, una cultura trasversale che percorra altre vie, funziona molto bene all’estero. Penso a Parigi, per esempio, anche se il modello non può essere lo stesso per noi. Mi sembra entusiasmante guardare al Maga che si apre alla cultura digitale, agli studenti universitari e a tutte le altre opportunità di crescita. In fondo il concetto di arte contemporanea è molto esteso: si esprime con vari strumenti e non è legato a una forma fisica precisa e codificata. Insomma, cerchiamo di guardare avanti e di essere positivi. Voglio dire, dobbiamo essere visionari”.

Anche se dovrete condividere gli spazi con la biblioteca civica?
“Certo, visto che nel progetto condiviso la biblioteca non sarà soltanto un deposito di libri, ma la nuova realtà di museo e bliblioteca sarà un motore capace di generare cultura”-

C’è chi vi accusa di non promuovere sinergie, di isolarvi nel territorio.  Qual è il suo pensiero in proposito?
“Diciamo che non è sempre facile instaurare il dialogo. Ma noi non ci tiriamo indietro. Il rapporto territoriale si istituisce con il lavoro e i progetti. Alcuni sono già in essere con la Provincia di Varese. la Camera di Commercio, il Consorzio bibliotecario Panizzi, la Fondazione Morandini, gli altri innumerevoli enti culturali della città e non solo. Progettiamo da anni reti culturali tematiche con la Regione, con l’Università Cattolica e con altre realtà, compresa la Repubblica di San Marino di cui siamo consulenti; partecipiamo a numerosi bandi. Non credo sia casuale la nomina da parte del Mibact del Maga come ente di rilevanza nazionale e da parte della Regione come ente di rilevanza regionale. Da soli non si fa più niente. Forse le accuse muovono un pochino dalla gelosia, può essere che esse nascano proprio da lì. Ma non mi sento di lanciare accuse, ci mancherebbe”.

Con Legnano la collaborazione è finita in un nulla di fatto.
“Per scelte politiche di quel Comune”.

Che cosa ci riserva l’agenda degli impegni futuri del Maga?
“Per celebrare il decennale è in programma la mostra degli impressionisti. Intendiamo partire da lì per mettere a fuoco come l’impressionismo abbia segnato una rottura con i valori del passato e abbia dato vita all’arte moderna. Abbiamo poi in programma  la nuova edizione del Premio Gallarate, dedicato alla cultura del digitale nell’arte e, infine, stiamo progettando una mostra su Andy Warhol. Voglio dire, cerchiamo di darci da fare, senza risparmiarci”.

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