Il coronavirus, i batteri e il magico Jenner

pellerin presepe natale
Ivanoe Pellerin

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, in questa triste epoca dominata dalla feroce pandemia del coronavirus, si fa un gran parlare di virus, batteri, farmaci e vaccini, a volte opportunamente, a volte no. Forse è il caso di chiarire qualche elemento delle varie chiacchiere, delle diffuse dicerie, delle molte parole al fine di contribuire ad una sana e salutare informazione. Da sempre sono convinto che una giusta informazione è il sale delle buone relazioni e della civile convivenza.

Dunque i virus ed i batteri sono definiti come microorganismi, cioè organismi più piccoli di un decimo di millimetro, quindi ovviamente invisibili ad occhio nudo. I batteri hanno dimensioni di pochi micrometri, cioè di milionesimi di metro, ed i virus di pochi nanometri, cioè di miliardesimi di metro. Sono un po’ piccoli, vero?

I batteri sono microrganismi costituiti da una singola cellula , sono in grado di replicarsi da soli e possono vivere sia all’esterno sia all’interno di un organismo e si presentano in forme svariate, a sfera, a bastoncello, a virgola, a spirale. I batteri sono in grado di riprodursi autonomamente sia nell’ambiente, a certe condizioni, sia nei vari tessuti biologici animali ed umani

I virus non sono dei veri e propri organismi viventi, sono costituiti da filamenti di DNA o di RNA,quindi da materiale genetico, e per vivere e replicarsi hanno bisogno di una cellula ospite di animali, piante, funghi, ed anche di batteri e di umani. Anche i virus possono sopravvivere nell’ambiente esterno ma possono conservarsi solo per un tempo limitato; il virus dell’influenza, per esempio, può persistere per ore al di fuori del corpo, specialmente in condizioni di freddo e di bassa umidità.

Esistono moltissime tipologie di virus, alcune delle quali possono provocare un gran numero di malattie, alcune generalmente più lievi come il raffreddore o l’influenza, altre molto più cattive come la poliomielite o le polineuropatie ma altre ancora sono prive delle capacità di causare infezioni quindi malattie.

Può sembrare un paradosso ma, proprio per la loro evidente semplicità strutturale, i virus sono molto difficili da aggredire. Per quanto concerne la capacità infettiva, i virus sono in genere fortemente specie e tessuto specifici, cioè la loro invasività si rivolge
preferenzialmente verso un organo o verso un apparato appartenenti ad una certa specie ed in genere solo verso quella. Per esempio il coronavirus assale specificamente il tessuto respiratorio umano.

Mentre i virus, in virtù della loro dipendenza dall’ospite, sono sempre causa di infezioni, ma non necessariamente di malattie, i batteri possono tranquillamente convivere con il proprio ospite apportandogli spesso dei benefici. Il nostro corpo ospita infatti miliardi di batteri che formano la cosiddetta “ flora batterica” e molti di questisvolgono un ruolo fondamentale per la nostra salute, producendo sostanze nutritive, metabolizzando quelle di scarto e proteggendoci dai “batteri cattivi”.

Pensate che i virus sono comparsi nella notte dei tempi, circa 200 milioni di anni fa, mentre i primi ominidi sono apparsi due milioni di anni fa. All’epoca virus si adattarono prontamente e pare che proprio allora siano nati quelli dell’Herpes Simplex (quella che viene comunamente chiamata “la febbre delle labbra”), della varicella, dell’Herpes Zooster, comunemente chiamata “fuoco di Sant’Antonio, malanno che da solo meriterebbe tutto un discorso, anche molto interessante.

Le molte diversità e caratteristiche dei vari batteri e virus è decisamente importante poiché dalla loro biodiversità possiamo risalire ai farmaci utili per combatterli, quando ci sono. A questo proposito vi prego di porre attenzione agli annunci ad alta voce circa l’impiego di farmaci mirabolanti. Queste dichiarazioni, assolutamente prive di basi scientifiche, fanno male ai pazienti e disorientano anche i medici in prima linea. Sono necessarie sperimentazioni assolutamente rigorose per poter arrivare a definire un farmaco davvero utile. E in questo momento siamo purtroppo ancora lontani dal risultato.

Mentre per i batteri oggi possiamo impiegare con giusta cautela gli antibiotici che hanno di fatto cambiato la storia di molte malattie, per i virus il discorso è totalmente diverso. Gli antibiotici non servono e, a volte, sono addirittura controproducenti. Per i virus il discorso è un altro. Non abbiamo antivirali davvero efficaci, a parte quelli definiti antiretrovirali che riescono a impedire la replicazione di alcuni virus ma che sono gravati da pesanti effetti collaterali.

A questo punto qualcuno pensa ad un possibile vaccino, come quelli che sono giustamente impiegati nelle “normali” epidemie influenzali. Vedremo nel prossimo futuro. Ecco, a questo proposito mi sembra simpatico raccontarvi una storia, quella del magico Jenner. Allora il vaiolo, come la peste, è stata tra le malattie infettive che hanno decimato intere popolazioni nel mondo. Basti pensare all’epidemia che, nel periodo della conquista spagnola, gli europei portarono in America, epidemia che allora fece strage di parecchi milioni di nativi. Anche in Europa, lungo i secoli, il vaiolo ha sempre mietuto numerosissime vittime. E chi riusciva a scampare, ne portava i segni per tutta la vita: le cicatrici deturpanti erano il ricordo di questo terribile malanno.

L’umanità deve molto ad Edward Jenner, medico, naturalista scienziato e inventore del primo vaccino. Questo medico coraggioso e intelligente nacque a Berkeley, in Inghilterra, nel 1749 e si rivelò essere colui che, con il suo metodo sperimentale, salvò il mondo dal vaiolo ed aprì la strada agli studi immunologici. Jenner, infatti, osservò, riguardo alle epidemie di vaiolo, che le mungitrici della campagna spesso venivano colpite dal vaiolo delle vacche, una forma molto leggera, e risultavano protette nei confronti di quello umano che, invece, era devastante.

Con molto coraggio, Jenner decise di estrarre del materiale da una pustola di una mungitrice che era stata colpita dal vaiolo e lo inoculò in un bambino sano di otto anni. Il ragazzo cominciò ad avere i primi sintomi dopo una settimana: mal di testa, sensazione di freddo, dolore all’ascella, ma nel giro qualche giorno il ragazzo guarì. Dopo circa un mese Jenner ripeté l’esperimento sullo stesso ragazzo e questa volta il ragazzo non ebbe alcun sintomo della malattia. Era il 1796 e cominciò così la guerra al vaiolo che avrebbe avuto il suo termine soltanto nel 1980.

Una curiosità. Napoleone Bonaparte, dopo aver appreso la grande scoperta, fece vaccinare suo figlio e s’affrettò ad istituire nell’Impero 25 centri di vaccinazione antivaiolosa, rendendola obbligatoria per tutti i militari. Lo stesso Napoleone conferì a Jenner una medaglia nel 1804 che diceva: “A Jenner non posso negare nulla, è uno dei più grandi Benefattori dell’Umanità”.

Cari amici vicini e lontani, la parola “vaccino”, ai tempi di Jenner, indicava il vaiolo che attaccava le mandrie (vaccino poiché proveniente dalle vacche), ma da quel momento è stato esteso a qualsiasi sostanza in grado di impedire lo sviluppo di una malattia grazie all’immunità che induce nell’uomo. Questa è la magica storia di Edward Jenner. Sarebbe bello che un’altra storia straordinaria ci potesse aiutare contro questa feroce e crudele pandemia. Sempre a buon fine.

pellerin coronavirus batteri jenner – MALPENSA24