Il primo IV Novembre di Radice sindaco: «Oggi come ieri, restare uniti ci salverà»

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LEGNANO – «Celebrare il IV Novembre non può essere la semplice commemorazione dell’avere prevalso sul nemico. Si tratta di ricordare che siamo passati attraverso una prova severa. Che al termine di questa prova ci siamo trovati insieme». Così il sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, oggi, domenica 1° novembre, alla celebrazione della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate (nella foto), cui hanno partecipato anche i presidenti cittadini di Associarma, Antonio Cortese, e di Anpi, Primo Minelli. «Avrei voluto guardarvi negli occhi, cittadini di Legnano – ha esordito Radice – Avrei voluto intravedere anche oggi, nei vostri sguardi, ciò che conosco e di cui sono sicuro: il talento, la forza di volontà, la capacità di adattarsi alle situazioni, anche le più difficili, e di andare avanti, passo dopo passo. Non è stato possibile. L’emergenza sanitaria mette a dura prova le nostre qualità. L’emergenza sanitaria ci costringe a celebrare ricorrenze fondamentali senza incontrarci, senza poterci riconoscere nei gesti che ci sono abituali, nei volti che formano la nostra comunità».

Omaggio ai militari italiani in missione nel mondo

«Nella giornata dell’Unità nazionale – ha proseguito – vorrei affermare, con forza, che distanziarci non è ciò di cui abbiamo bisogno. Il distanziamento fisico è indispensabile, il distanziamento umano o, come è stato definito, il distanziamento sociale sarebbe letale. Dobbiamo restare uniti! Dobbiamo mantenere alta la guardia, essere consapevoli che l’uscita dalle tenebre non consente riposo: richiede senso di responsabilità, attenzione, impegno». Poi, uno sguardo alla nostra storia. «Dalle tenebre uscimmo anche grazie agli uomini che servirono l’Italia nelle nostre forze armate. Quelle forze armate che sono state elemento di contatto fra persone che mai si sarebbero incontrate, strumento di conoscenza e costruzione sociale. Sono anche state attraversate dal dolore, le nostre truppe. Sappiamo quanti, in divisa, caddero. E sappiamo quale evoluzione abbia avuto il nostro esercito. Oggi i militari italiani dislocati nel mondo, lontani dalle loro famiglie, con professionalità, dedizione, spirito di sacrificio sorvegliano, proteggono. E salvano, come accaduto tante volte nel Mediterraneo. Queste donne e questi uomini svolgono un compito di cui si parla raramente. Lavorano, rischiando, in silenzio. Sono al servizio della vita». Da ultimo, Radice ha citato il poeta soldato, Giuseppe Ungaretti: “Non sono mai stato / Tanto / Attaccato alla vita” (da “Veglia”). «Qui e altrove, oggi e domani, restiamo, uniti, attaccati alla vita».

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