Il sindaco Cerini: «Meno cemento a Castellanza con la variante del pgt»

CASTELLANZA – Approvata in consiglio comunale di ieri, lunedì 13 gennaio, la variante del pgt. Definita “lungimirante” dalla maggioranza e “miope e poco coraggiosa” dalle opposizioni. Chi dei due schieramenti abbia ragione lo si vedrà nel corso dei prossimi anni. Al momento il dato concreto è che l’amministrazione Cerini conduce in porto un’operazione  amministrativa considerata, fin dall’avvio dell’iter, di grande importanza, «poiché  – ha spiegato il sindaco Mirella Cerini – ci ha permesso di aggiornare lo strumento urbanistico non nel suo complesso, ma in alcune parti strategiche della città. Abbiamo puntato sulla rigenerazione urbana e rispettato uno dei nostri obiettivi: abbassare i metri quadri della superficie urbanizzabile e contenere il consumo di suolo».

Bocciatura politica

La variante non convince i gruppi di opposizione, i quali mettono sul tavolo della sala Colonne di Palazzo Brambilla una serie di perplessità politiche inerenti l’impostazione dell’iter predisposto dall’amministrazione e la mancanza di coraggio su scelte che avrebbero potuto essere più proiettate nel futuro e meno timorose. E se il consigliere di Forza Italia Paolo Colombo non è del tutto convinto che «con questa variante si pone limite alla cementificazione»; il leghista Angelo Soragni non intravvede alcuna visione omogenea rispetto alla Castellanza del domani e teme «un ulteriore incremento di supermercati e attività commerciali. Quando invece si sente il bisogno di strutture di pubblica utilità». Mino Caputo ha sollevato dubbi sulla vision futuro dell’ex polo chimico, Michele Palazzo di Sognare ha puntato il dito sull’isolazionismo, ovvero «da questa variante emerge l’assoluta mancanza di una visione organica del territorio con i Comuni allargati».

Meno costruzioni e più riqualificazioni

Mirella Cerini mette lì qualche numero per dimostrare il “taglio” dei mattoni. «Rispetto a quanto prevedeva il piano di governo del territorio abbiamo previsto una riduzione del 50 per cento dei volumi edificabili e il contenimento del consumo di suolo è dato da una riduzione di 49 mila metri quadrati in meno di superfici urbanizzabili». Ma il quid green della variante non è l’unico punto di forza sottolineato dal primo cittadino: «Abbiamo riportato a sistema la riqualificazione di una serie di aree strategiche, buona parte delle quali dismesse e le abbiamo inquadrate in un ragionamento più allargato, restituendo così una maggior omogeneità di visione».

Il Modello Milano

La definizione “indifferenza funzionale” è una delle chiavi di letture della nuova variante. termine tecnico che si può tradurre in “meno vincoli” rispetto alle destinazioni d’uso di determinate aree. «Quello di riferimento – continua Mirella Cerini – con le dovute proporzioni, è il così detto “Modello Milano“. Non blindare in maniera rigida la destinazione di tutte le aree offre la possibilità di valutare l’evoluzione delle esigenze urbanistiche. Certo abbiamo fissato una serie di paletti, rispettando anche la vocazione di alcune aree. Penso ad esempio all’asta della saronnese e di viale Borri. Lì abbiamo tolto quella che è, per come si è sviluppata la zona, una contraddizione, ovvero gli insediamenti abitativi».

Partita aperta e anche piuttosto complessa quella inerente invece l’area dell’ex polo chimico, «poiché è vero che abbiamo una parte dismessa, ma occorre anche considerare che su quell’area insistono ancora attività produttive, oltre al fatto che il sito sorge a cavallo con Olgiate Olona. Detto questo l’obiettivo urbanistico fissato per quella zona è quello di riconnetterlo con il contesto urbanistico circostante».

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