Il sindaco di Gallarate ai leghisti di Busto: «Chiudere Accam è un errore»

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GALLARATE – Appuntamento decisivo quello di domani, 18 settembre, al comitato di controllo analogo di Accam. Verrà infatti illustrato il Piano industriale con lo spegnimento dell’inceneritore di Borsano slittata al 2025 o addirittura al 2027. Un’ipotesi che, a differenza dei compagni di partito di Busto Arsizio, convince sempre di più il sindaco di Gallarate Andrea Cassani (Lega). Che dice: «A seguito della Legge Madia che ha ristretto i parametri di riferimento e per consentire una chiusura in bonis dell’azienda e dunque evitare di portare i libri in tribunale, secondo me tutti i soci dovrebbero rivedere le loro deliberazioni procrastinando al 2027 la chiusura».

«Solo gli stolti non cambiano idea»

Da convincere, però, ci sono innanzitutto i leghisti di Busto, in apparenza tutt’altro che disposti a cambiare idea. «Io sono sindaco di Gallarate e non voglio entrare nelle scelte altrui, ma bisogna essere consci del fatto che se non modifichiamo il Piano industriale l’unico epilogo possibile è portare i libri in tribunale», avverte Cassani. «Lo so, la Lega di Busto ha una posizione molto severa sul tema e capisco anche che in passato abbia fatto delle promesse ben precise, ma in seguito a un mutamento legislativo così drastico imposto dalla Madia l’invito a una valutazione seria e responsabile. Soltanto gli stolti non cambiano mai idea. Teniamo conto anche che nel frattempo abbiamo in mano indagini epidemiologiche confortanti: i termovalorizzatori oggi hanno un bassissimo impatto ambientale».

Chi brucerà i rifiuti?

Cassani non ha paura di andare a toccare i delicati equilibri campanilistici e sfonda con le sue dichiarazioni i confini comunali consapevole di camminare su un terreno minato. Ma secondo lui è troppo importante non rimanere in silenzio in questo momento: «Non spetta a me come militante impartire ordini o come sindaco di Gallarate dire ai consiglieri di Busto cosa fare, ma ritengo che su un tema tanto importante la politica in generale debba intervenire e dire la sua. Non vorrei che screzi locali possano minare la solidità di un’azienda che assolve una funzione indispensabile, ovvero bruciare i rifiuti. Se non lo faremo noi dovrà farlo per noi qualcun altro, a costi sicuramente superiori. Perché rinunciare a gestire direttamente questa partita?». Senza dimenticare che la chiusura anticipata di Accam comporta una serie di penali, costi molti alti per la bonifica dell’area e posti di lavoro che verranno persi. Tutte questioni, soprattutto quelle economiche e sociali, che si ripercuoteranno sui soci del Consorzio, ovvero i Comuni.

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