Il traffico nei cieli europei rallenta Malpensa nel secondo giorno del Bridge

MALPENSA – Si sta per concludere il terzo giorno di straordinaria normalità a Malpensa, aeroporto che dallo scorso sabato e per i prossimi tre mesi ingloberà tutto il traffico di Linate per l’operazione Bridge. Sono pochi i disagi registrati, ed eccezion fatta per qualche problema allo smistamento bagagli, non sono nemmeno imputabili all’aeroporto stesso.

Cielo d’Europa trafficato

Negli ultimi due giorni, fatti, non sono stati pochi i voli partiti in ritardo. Alle 21 di domenica Flightradar24 indicava un ritardo medio in partenza di 43 minuti e in arrivo di 35, ma le cause non sono imputabili alla torre di controllo di Malpensa che invece ha gestito in modo impeccabile il flusso dei numerosi aerei in coda in attesa di atterrare (nella foto in basso). Ha influito soprattutto il maltempo di sabato, nonché il traffico eccessivo sui cieli europei durante il periodo estivo, problema ormai arcinoto su scala continentale sul quale il singolo scalo può incidere poco, per dire nulla.

I bagagli a terra

«Malpensa ha retto l’urto», ha detto sabato in conferenza stampa l’ad di Sea Armando Brunini. Ed è sotto gli occhi di tutti. Ciò non significa che l’operazione Bridge sia immune da criticità. I problemi maggiori, sabato mattina, si  sono registrati al Bhs (smistamento bagagli) che ha faticato non poco a reggere l’improvviso aumento di traffico del 43% da un giorno all’altro. Alcune valigie sono rimaste a terra, altre non sono state caricate nei tempi prestabiliti, causando qualche intoppo. Ma già nella giornata di ieri molti dei problemi emersi sabato a mezzogiorno erano stati risolti. Le paventate code ai filtri di sicurezza, invece, non ci sono state. I flussi sono sempre stati fluidi e i tempi di attesa si sono persino ridotti rispetto agli standard pre-Bridge. Con i treni del Malpensa Express visibilmente più pieni del solito – ma i dati ufficiali verranno diramati da Trenord soltanto nei prossimi giorni –  al momento ha retto anche la viabilità esterna. La superstrada 336 resta però un nodo critico, il vero tallone d’Achille dell’operazione Bridge da tenere costantemente monitorato.

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