In calo i ricoverati per Covid in Lombardia. «Luce in fondo al tunnel, ma non è finita»

Gallera al San Raffaele dove sono stati aperti i nuovi letti di terapia intensiva

MILANO – C’è il primo segno meno nei numeri del coronavirus in Lombardia: i ricoverati sono 173 in meno rispetto alla giornata di ieri, 22 marzo. «Oggi, 23 marzo, forse è la prima giornata positiva di questo mese durissimo» ammette l’assessore al welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, di fronte al primo numero veramente in calo da più di un mese a questa parte, nel bollettino quotidiano da Palazzo Lombardia. I contagi continuano a salire: 1.555 nuovi casi positivi, con un trend stabile. E anche i decessi: altri 320. Ma si affaccia la speranza che finalmente possa vedersi quell’inversione di tendenza sperata dopo due settimane con i lombardi chiusi in casa. Anche in provincia di Varese i numeri crescono ma in modo «moderato», come fa sapere il presidente della commissione sanità regionale Emanuele Monti: più 35 per un totale di 421 contagi.

La luce in fondo al tunnel

«Ieri eravamo moderatamente ottimisti: avevamo detto che c’era un trend in calo – spiega l’assessore Gallera – oggi il trend in calo si conferma e si conferma da tanti punti di vista. Non è ancora il momento di cantar vittoria, né di rilassarci, anzi forse è il momento in cui dobbiamo essere ancora più concentrati che mai, ma forse lo stiamo facendo, perché effettivamente una luce in fondo al tunnel la vediamo». Aumentano, ma meno dei giorni scorsi, i casi positivi: «Siamo arrivati a 28.761 positivi, più 1.555 rispetto a ieri, quando avevamo avuto un incremento di 1.691 e il giorno prima di 3.200. C’è un incremento che è in discesa – ha spiegato l’assessore al welfare – ma il dato più bello è il numero dei ricoverati: 9.266, ieri erano 9.439. È il primo dato negativo: abbiamo 173 ricoverati in meno rispetto a ieri. Un numero negativo che è estremamente positivo, perché finalmente abbiamo un numero di ricoverati inferiore rispetto al giorno precedente, perché abbiamo tanti dimessi». Più pazienti Covid che escono di quelli che entrano negli ospedali.

Crescono i letti di terapia intensiva

Eppure il dramma è ancora fortissimo, segnalato dai 320 decessi nelle ultime 24 ore, che però sono meno dei 361 di ieri e dei 546 di sabato 21 marzo. E la pressione sulle strutture sanitarie continua, con il numero delle persone in terapia intensiva che cresce di 41 unità, arrivando a 1.183. Cresce però anche il numero dei posti letto di terapia intensiva a disposizione: sono 1.350. «Al San Raffaele di Milano stiamo allestendo i 10 posti letto di terapia intensiva nel campo da calcetto, e sono già arrivati i primi 4 pazienti nei letti già pronti: 14 che si aggiungono ai 16 del San Carlo – l’aggiornamento di Giulio Gallera – a Monza apriremo altre 16 terapie intensive e al Policlinico altre 15 giovedì 26. Da mercoledì 25, stiamo ancora cercando il personale, ne apriremo altri 10 a Niguarda. E siamo pronti ad aprirne 20 alla Asst Rhodense e altri 9 alla Asst Nord Milano. Tutto, ovviamente, a condizione di trovare il personale». E il maxi-progetto dell’ospedale in Fiera, che avrà 200-250 posti di terapia intensiva e non 400 perché si è scelto di fare spazio anche alla diagnostica, «procede nel rispetto dei tempi» avverte il governatore Attilio Fontana.

Telemedicina per i positivi a casa

La sfida continua, con un pizzico di speranza in più. Tra le novità di oggi, 23 marzo, la delibera di giunta regionale che definisce un coinvolgimento maggiore dei medici di medicina generale nel «monitoraggio di tutti quei pazienti, anziani, fragili o con patologie, positivi al virus ma che non necessitano di ricovero ospedaliero – spiega Fontana – sarà loro cura sentirli telefonicamente o con l’ausilio della telemedicina e recarsi al loro domicilio per verificare personalmente lo stato di salute». A questo proposito, Regione sta acquistando un numero molto ampio di saturimetri, una macchinetta che dà il livello di ossigeno nel sangue, con 10mila smartphone e tablet da dare ai pazienti con un kit che comprende anche uno spirometro e un termometro, per il controllo medico a distanza. E un altro spiraglio di luce potrebbe arrivare dal nuovo farmaco antivirale giapponese Avigan, che Aifa ha autorizzato a testare sin da domani, 24 marzo: «Speriamo – l’auspicio del governatore – che possa servire a sconfiggere questo maledetto virus».

Tamponi? Quando serve

«Al nostro personale in ospedale prendiamo da oggi la temperatura a tutti e, appena hanno 37.5, li mandiamo a fare i tamponi – chiarisce l’assessore al welfare Giulio Gallera – ma non vogliamo fare random fuori da un supermercato i tamponi a qualcuno». Il consiglio è di «isolarsi anche con un semplice raffreddore», perché i tamponi vengono fatti «seguendo le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità – precisa l’assessore – ne abbiamo fatti 73mila, siamo quelli che hanno fatto più tamponi in assoluto in Italia e in magazzino ne abbiamo 1,8 milioni. Ma se ne facciamo troppi il sistema ci impiega troppo tempo a dare gli esiti e non sarebbe efficace». A proposito di tamponi, il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti suggerisce «prudenza» nella lettura dei dati di oggi, 23 marzo, «perché il numero di tamponi è veramente troppo basso. E potrebbero esserci altri tamponi in fase di elaborazione di cui non si hanno ancora i risultati».

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