Incertezza Covid, numeri ancora instabili. Fontana:«Più tamponi? Servono reagenti»

MILANO – I dati sul contagio sono ancora altalenanti: oggi, 7 maggio, il dato sui casi positivi è in linea con quello di ieri ma sconta ancora un rialzo nei numeri complessivi legato al mancato inserimento di alcuni esiti del mese di aprile, mentre i decessi rimangono sopra quota 100 e le terapie intensive rimangono al livello di ieri, 6 maggio. Da più parti si invocano tamponi di massa, ma il governatore della Lombardia Attilio Fontana fa notare che «si fa fatica a recuperare i reagenti», essenziali per poter effettuare le analisi. E dai primi dati dei test sierologici emerge che la percentuale di positivi, potenzialmente immunizzati dagli anticorpi, è più bassa di quanto ci si potesse aspettare: il che significa che il «rischio di nuovi focolai» rimane intatto. Insomma, tante incertezze sul cammino della “Fase 2” e di un auspicato ritorno alla normalità.

Il riepilogo dei numeri

Nel report di oggi di Regione Lombardia ci sono più casi positivi rispetto a ieri: 689 oggi, 7 maggio, contro 634, anche se è maggiore anche il numero di tamponi effettuati (15.488 contro i 14.516 di ieri). Il dato complessivo arriva oltre quota 80.000, anche per via di 31 casi positivi di aprile che non erano stati rendicontati in precedenza. Prosegue il calo dei ricoverati, ma oggi solo quelli non in terapia intensiva: 231 in meno di ieri, con il totale che torna sotto quota 6.000. Rimane invece stabile il numero di pazienti in terapia intensiva: 480, esattamente come ieri. Infine, ci sono altre 134 vittime del Covid-19: meno delle 222 di ieri, anche se pare che il numero comprendesse anche decessi che non erano ancora stati rendicontati.

I dati nelle province

Rallenta il numero di nuovi contagi in provincia di Varese: dopo tre giorni sopra i 50, sono solo 24, anche se il numero totale, come già ieri, aumenta di più in quanto vengono inseriti altri 31 casi positivi risalenti al mese di aprile. In risalita invece il dato della provincia di Milano: più 182.

La polemica sui tamponi

Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, che oggi ha incontrato l’ambasciatore cubano per ringraziarlo del supporto dei loro medici e ha salutato la “brigata russa” che ha concluso il suo lavoro all’ospedale della fiera di Bergamo, risponde alle sollecitazioni di chi chiede di aumentare il numero di tamponi per mettere in sicurezza la “Fase 2”: il problema, spiega il governatore, è che «si fa fatica a recuperare i reagenti. Sto aspettando in questi giorni la risposta da un’azienda. Allora si potrebbe raddoppiare il numero di tamponi». Secondo i dati della Fondazione Gimbe, riportati dal consigliere regionale del Pd Samuele Astuti, in Lombardia si fanno «meno tamponi al giorno di altre otto regioni italiane, più le due province autonome, pur essendo la regione di gran lunga più colpita dal virus».

L’assessore regionale al welfare Giulio Gallera fa invece il punto sui test sierologici: nelle prime due settimane ne sono stati effettuati 33.306 tra personale sanitario (25.331) e soggetti in quarantena fiduciaria (7.975), nelle varie ATS. «Dalle analisi degli esperti che hanno esaminato gli esiti dei
referti – spiega Gallera – emergono risultati molto interessanti. Si conferma una limitata siero prevalenza media fra gli operatori sanitari e si consolida l’indicazione in base alla quale le misure di quarantena hanno rappresentato un ottimo sistema per contenere la diffusione del virus: la metà dei
cittadini in isolamento domiciliare non ha contratto il Covid e, di conseguenza, non ha rischiato di trasmetterlo». Nella ATS Insubria, su 116 soggetti in quarantena, ne sono emersi 37 positivi (31,9%), 60 negativi (51,7%) e 19 dubbi (16,4%). C’è un “però”: risulta infatti che «la maggior parte dei cittadini non è mai entrata in contatto con il virus e quindi è potenzialmente suscettibile. Il rischio di nuovi focolai è concreto e le misure per la ripartenza devono tenere conto di questo aspetto».

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