Inchiesta tangenti: «Insultata da Caianiello per non aver versato la decima»

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MILANO – Esisteva la regola di retrocedere parte del corrispettivo delle nomine nelle società pubbliche nel sistema messo in piedi, secondo la Dda di Milano, da Nino Caianiello, plenipotenziario Forza Italia a Varese e ritenuto dagli inquirenti grande burattinaio del presunto sistema corruttivo svelato dagli arresti dello scorso 7 maggio. Lo ha confermato a verbale davanti ai pm una donna sentita come testimone e che negli anni ha ricoperto vari incarichi proprio in alcune società del Varesotto, come Alfa e Prealpi srl, controllate dal presunto manovratore.  «Sì – ha spiegato davanti al pm Luigi Furno lo scorso 17 maggio – ne ho sentito parlare come regola di retrocessione al partito di riferimento. Caianiello in particolare pur non chiedendomi espressamente dazioni di denaro mi faceva continuamente battute sul fatto che io prendessi soldi in relazione agli incarichi che mi aveva fatto ottenere». E ha raccontato che veniva da lui insultata con battute perché aveva, a suo dire, il «braccino corto» e non versava le retrocessioni.

Tutte le nomine le ho ottenute grazie a Caianiello

La donna ha poi continuato: «Tutte le nomine di segretario dei cda di società pubbliche le ho ottenute per volere di Caianiello». E ha raccontato anche che una volta entrata in Alfa srl Caianiello le diede il «preciso mandato» di occuparsi di alcune questioni, tra cui «quella degli emolumenti del Cda perché la legge Madia vieta il percepimento di un doppio stipendio per chi rivestiva contemporaneamente oltre la carica di consigliere d’amministrazione anche un’altra carica pubblica. In particolare – ha aggiunto – l’indicazione che mi diede Caianiello era quella di pagare gli emolumenti ai consiglieri con doppio incarico». Caianiello, intanto, comparirà domani mattina davanti al pm per essere interrogato.

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