La “cantina” ora va stretta alla Pro Patria: «Senza palaginnastica rischiamo la A2»

La "cantina" del Palariosto

BUSTO ARSIZIO – Dallo scudetto alla lotta salvezza, la Pro Patria Ginnastica rischia la retrocessione in A2 e trova il “colpevole”: «I nostri atleti non godono di strutture adeguate alla preparazione tecnica». Nel mirino c’è l’ormai annosissima questione della “cantina” del Palariosto, sede degli allenamenti della società del presidente Rosario Vadalà. «Attendiamo da 15 anni un centro tecnico adeguato». E il palaginnastica ancora non c’è. Uno sfogo comprensibile, perché non sempre si possono fare miracoli.

Il flop di Ravenna

A Ravenna, seconda prova del campionato italiano a squadre, è arrivato un «risultato negativo» che ha fatto precipitare la Pro Patria Bustese all’undicesimo posto nella classifica di serie A. «Ci porterà a giocarci la permanenza in serie A nell’ultima data disponibile ma ciò non delude comunque le nostre aspettative» si legge nella nota del club bustocco, che motiva la «debacle» con l’influenza dell’ultim’ora della stella Nicola Bartolini e l’assenza dell’austriaco Vinzenz Hoeck impegnato a Doha in World Cup. «Tutto ciò ha portato alla riorganizzazione tecnica che ha costretto i ginnasti ad affrontare più attrezzi di quanti ne avessero perfettamente preparati».

La “cantina” sta stretta

Fin qui molto realismo. Poi però si apre il capitolo delle recriminazioni. E la situazione della “cantina” del Palariosto è un nervo scoperto che non può essere tenuto nascosto. «Da tempo gli atleti della Propatria non godono di strutture adeguate alla preparazione tecnica a causa delle dimensioni della palestra storica di via Ariosto – prosegue la nota della Pro Patria – stiamo parlando di atleti che non possono effettuare esercizi alla sbarra perché toccano il soffitto con i piedi oppure non possono eseguire il corpo libero perché gli spazi della cantina di via Ariosto sono più piccoli delle dimensioni di una pedana olimpica».

Niente più scorciatoie

Dai tempi dello Scudetto vinto nonostante la “cantina”, però, qualcosa è cambiato. «Gli ottimi risultati sono stati perseguiti soltanto riuscendo a sfruttare gli slot di allenamento concessi da Federginnastica presso il centro tecnico di Milano da quest’anno preclusi totalmente agli atleti che non fanno parte della selezione nazionale». Solo Bartolini e Ludovico Edalli quindi possono prepararsi a Milano. «Quando otto atleti su dieci non possono allenarsi al loro livello – l’amara constatazione della dirigenza – è inevitabile che il loro livello si abbassi fino a non riuscire più a competere».

E il palaginnastica?

Insomma, senza il palaginnastica non aspettatevi altri miracoli: è il succo del discorso. «La Pro Patria ha dimostrato in grande misura la capacità di programmazione, realizzazione e controllo delle proprie attività – la frecciata finale per chi abbia orecchie per intendere – attende da 15 anni la realizzazione di un centro tecnico adeguato che coinvolga più di 500 atleti e 30 professionisti e che in nessun modo potrebbe essere considerato un regalo ad una singola società quanto un servizio ad un movimento degli anni ha coinvolto più di 4000 famiglie che animano sportivamente, socialmente ed economicamente la comunità politica (polis) bustocca». Ora la politica deve assumersi le sue responsabilità: è dal 2016 che Busto la politica parla di palaginnastica, quando fu abbozzato il progetto di una struttura dietro alla piscina Manara, in via Alberto da Giussano. Ma per la Pro Patria rimane un miraggio, che fa a pugni con la realtà.

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