La difesa di Caianiello punta tutto sulla competenza territoriale

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GALLARATETiberio Massironi, avvocato di Nino Caianiello (nella foto tratta dalla pagina Facebook di Agorà Varesein carcere con una serie di accuse che vanno dalla corruzione all’associazione a delinquere, presenterà istanza al Tribunale del riesame per ottenere la libertà del suo assistito, ora detenuto a Opera da una settimana esatta. Prassi scontata, quasi un atto dovuto, in una vicenda legale che appare complessa e difficile da dirimere. Massironi si appella a una serie di situazioni che, in qualche modo, potrebbero se non scagionare alleggerire la posizione del suo assistito. Contraddizioni che sarebbero emerse dalla lettura dei capi d’imputazione per i singoli reati contestati, così come appare dall’ordinanza per le misure cautelari emesse dalla magistratura milanese.

Ma l’aspetto più interessante riguarda però la competenza territoriale dell’indagine. Secondo il legale, i fatti oggetto delle contestazioni dei pm a Caianiello si sono (sarebbero) svolti tutti nel Gallaratese e non vanno (andrebbero) messi in relazione con i presunti reati che toccano Milano e gli indagati del filone milanese dell’inchiesta, peraltro con implicazioni ben più gravi. Insomma, nessuna attinenza con quanto da riferire agli indagati locali con contiguità ad associazioni mafiose.

Una sola inchiesta per fatti diversi

Un aspetto che metterebbe in discussione l’intero impianto accusatorio, basato sulle intercettazioni. Anche il fatto che in alcune occasioni, Caianiello, a volte accompagnato da indagati “gallaratesi”, si sia spinto a Milano, a pranzo al ristorante Da Berti con personaggi poi finiti nell’inchiesta, non modificherebbe le circostanze che i reati ipotizzati abbiano tutti una collocazione varesina. In altre parole, non c’entrerebbero affatto con Milano. La famose “decime”, ad esempio, sono (sarebbero) state tutte pagate tra Gallarate e il territorio circostante. Di più, il centro della presunta attività illegale di Caianiello e soci è il famoso ambulatorio, cioè un bar in via Ferrario a Gallarate.

Se la competenza territoriale fosse riconosciuta, potrebbero addirittura essere annullate le accuse alle persone del Varesotto, affini a Nino Caianiello, coinvolte nell’inchiesta. In altre parole, non si dovrebbe più parlare di un’unica indagine ma di due ben distinte.

Un cavillo legale? Può essere, al punto che rischia di essere rimesso tutto in discussione. Una supposizione, sia inteso. Ma anche un aspetto attorno al quale faranno leva le difese, non solo quella di Nino Caianiello. Benché nell’ordinanza le imputazioni siano tutte ben definite e sostenute da una serie di indizi inoppugnabili. Si vedrà.

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