La fragilità del sistema

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Fabrizio Iseni, editore di Malpensa24

di Fabrizio Iseni

Mette inquietudine vedere in aeroporto centinaia di persone provenienti dalla Cina con gli sguardi atterriti e la mascherina sul viso. Mette inquietudine sapere che il Governo ha organizzato un ponte aereo per riportare a casa gli Italiani rimasti intrappolati nella quarantena cinese e che le principali compagnie aree hanno sospeso i voli con la Cina nel tentativo di arginare, per quanto possibile, la diffusione del virus in occidente. Mette ancor più inquietudine osservare le immagini della città fantasma di Wuhan, immagini che nessuna quarantena potrà mai fermare perché viaggiano laddove i virus (quelli umani) non hanno potere.

Ma ciò che preoccupa maggiormente è la decisione delle autorità cinesi di “sigillare” una città di 11 milioni di abitanti, fatto che non ha molti precedenti nella storia: segno che a Pechino sono molto spaventati da questa epidemia provocata da un coronavirus. Mentre gli infettivologi, davanti alle telecamere e ai microfoni, cercano di interpretare (e prevedere) l’evoluzione di questa epidemia, i ricercatori in varie parti del mondo hanno ricostruito attraverso la sequenza genica il virus, per cercarne il punto debole e mettere a punto un vaccino. La scienza non ci sta e gioca le sue carte migliori contro la natura che – ancora una volta – mostra il suo volto più cruento.

Dicono che ci vorranno mesi per un vaccino. E nel frattempo? Nel frattempo siamo costretti a fare i conti con le nostre paure. E con la fragilità del sistema in cui, donne e uomini del terzo millennio, siamo irreversibilmente inseriti. Un sistema che dispensa benessere, ma che ha anche i suoi punti deboli. L’intensità degli scambi globali, le fitte reti di trasporto, la concentrazione umana con tutte le sue potenzialità culturali sono certamente fattori indicativi della nostra epoca. La globalizzazione porta enormi vantaggi alle nostre generazioni, e infatti non ci lamentiamo quando grazie ad essa acquistiamo prodotti a basso costo dall’altra parte del mondo per riceverli l’indomani comodamente a casa. Ma dobbiamo anche essere consapevoli che c’è sempre l’altra faccia della medaglia, con la quale dobbiamo misurarci: le nostre paure e le nostre fragilità. Cioè noi stessi.

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