Legnano, centrodestra al contrattacco: non è crisi politica, ma guerra di poltrone

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LEGNANO – La giunta comunale di Legnano rompe il silenzio. E lo fa in maniera dirompente: due ore di conferenza stampa nella mattina di sabato 6 aprile per smontare tutte le accuse mosse dalle opposizioni e riaffermare il proprio diritto ad amministrare la città. Il sindaco Gianbattista Fratus e il suo vice Maurizio Cozzi ne hanno per tutti, spalleggiati dai segretari politici cittadini, dagli altri assessori e dai consiglieri di Lega, FI e Fratelli d’Italia. Un contrattacco a 360 gradi che rimanda in soffitta l’ipotesi di un commissariamento e di elezioni anticipate.

La verità di Fratus

“Sono ancora il sindaco, la giunta è ancora in azione e ha tutti i poteri per andare avanti – esordisce Fratus –. Legnano non merita la brutta situazione che si è creata negli ultimi giorni. La città è stata umiliata e fatta oggetto di accuse infamanti. Andremo avanti con il programma che gli elettori hanno premiato nel 2017. L’ultima parola sarà dei cittadini, i veri giudici, non quella di un blog”. E via con un’autodifesa che in molti passaggi diventa a sua volta un atto di accusa. “Con l’ex assessore Venturini era venuto meno il rapporto di fiducia. La mozione di sfiducia alla sua sostituta Lazzarini doveva essere discussa con voto palese, a viso aperto. Il consigliere Quaglia è passato all’opposizione dopo che ho preso tempo sulla sua richiesta di un assessorato. La consigliere Farina mi chiese l’assessorato alla cultura e allo sport prima ancora che Colombo si dimettesse; c’era una incompatibilità col ruolo del marito, che era presidente del Consiglio comunale. Colombo dice di aver portato la Lega a Legnano dal 13 al 26%? L’abbiamo fatto tutti insieme, come sempre. Le sue dimissioni sono state un colpo, non se le aspettava nessuno; se n’è andato dicendo tante belle cose su di me, poi tutto è cambiato e non so perché. Tutto è stato sempre deciso con riunioni di maggioranza. La Fondazione cultura? Non è neanche in fase di progetto”. E salta fuori anche un “contatto” cercato dal consigliere grillino Andrea Grattarola per trattare su alcuni temi politici prima che presentasse le dimissioni.

Cozzi e Lazzarini: siamo persone perbene, basta attacchi personali

In definitiva, per il sindaco leghista “non è una crisi politica: è una crisi di poltrone, dettata dalla rabbia per non averne avuta una o per non averla più”. Concetti ribaditi chiari e tondi da Cozzi: “Siamo persone per bene, ieri sera c’è stata una cagnara vergognosa e indegna. Diciamo no a una politica fatta di insulti, bugie, minacce e pedinamenti (il riferimento è a una fotografia circolata in Rete fatta per strada alle spalle di sindaco e assessori, nda). Chi vìola la democrazia è chi ci impedisce di lavorare, dal momento che il Consiglio ha tutti i poteri per farlo. Avventurieri dell’opposizione e altri malconsigliati hanno posto in essere una congiura di palazzo per sovvertire un sindaco democraticamente eletto a grande maggioranza. La nomina dell’assessore Lazzarini è un pretesto, non c’è alcun conflitto di interessi. E poi, perché un altro ex membro del consiglio Amga indagato, ma del Pd, può fare il sindaco e lei non può fare l’assessore?”. Quanto al veto sulla Lazzarini, l’altro assessore e segretario cittadino del Carroccio, Gianluca Alpoggio, taglia corto: “Il documento non esiste”, ma Fratus lo corregge: “Inizialmente il Movimento chiese di soprassedere su di lei, perché la sua posizione giudiziaria non era ancora definita. Mi fu proposta al suo posto la Venturini e nominai lei. Tutto qua”. La stessa Lazzarini ha preso la parola per sottolineare: “La causa Amga non è la causa Lazzarini. Vi sono coinvolti in 17, e per anni di gestione in cui non avevo poteri decisionali. Non sono né condannata, né indagata, a differenza di qualcun altro”.

Sorpresa: difensore civico regionale coinvolto dal Comune fin da marzo

Il legale del Comune, Tiziano Ugoccioni, è intervenuto sulle eccezioni procedurali sollevate dalle opposizioni: “Se un consigliere si dimette  – spiega – c’è l’obbligo di surrogarlo. In questo caso, la surroga è stata impedita. È un atto necessario e dovuto. Le dimissioni seguite due giorni dopo quelle del primo consigliere non fanno saltare il Consiglio: è stata una manovra surrettizia delle opposizioni, detta dell’aggancio, che ha rotto le regole del gioco”. La maggioranza ha tempo fino al 23 aprile per sostituire il primo consigliere dimessosi e votare il bilancio; procedura che potrà espletare con un commissario ad acta nominato dal difensore civico regionale. E qui Fratus ha svelato un altro retroscena:  “Ci siamo rivolti a lui già il giorno seguente il primo consiglio in cui è mancato il numero legale, come pure al prefetto. Siamo stati in silenzio per lasciarlo lavorare e decidere, non appena ci ha comunicato la sua risposta abbiamo riconvocato il Consiglio”.

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