La lezione di De Gasperi. Dedicata ai politici di oggi

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di Antonio Laurenzano

La rissa politica, fra accuse e invettive, registrata nel corso dell’apertura della crisi di governo a Palazzo Madama, ha reso ancor più denso di significato lo spessore storico-politico di un grande statista del passato, in occasione del 65° della sua scomparsa : Alcide De Gasperi, morto il 19 agosto 1954 a Sella Valsugana, a 73 anni. Con il francese Robert Schuman e il tedesco Konrad Adenauer, De Gasperi, uno dei padri fondatori dell’Europa, « un europeo prestato all’Italia », ha scritto una delle pagine di storia più importanti del XX secolo, contribuendo a ricucire le sanguinose lacerazioni del passato fra gli Stati del Vecchio continente e a gettare il seme per una « comunità spirituale di valori e di civiltà ».

La lezione europea di De Gasperi è di grande attualità. Il suo fu un europeismo illuminato che seppe bene interpretare le aspirazioni di pace e di democrazia dei popoli europei dopo i lutti e le distruzioni della guerra. L’integrazione comunitaria trovò nello statista trentino, nella sua lungimiranza storica, uno strenuo paladino. Era convinto che il superamento dei nazionalismi e dei totalitarismi passasse attraverso la costruzione di una comune casa europea, espressione di valori condivisi. Per l’Europa non ci sarebbe stato un futuro se non si fossero spenti i focolai degli egoismi nazionali, se non si fosse avviato un processo di unificazione politica. Un monito severo per l’attuale classe politica europea.

Comincia alla Conferenza di Pace di Parigi del 1946 la straordinaria avventura politica di De Gasperi al servizio del Paese. Fu il vero artefice della ricostruzione nazionale. Per il suo senso dello Stato e la sua lucidità d’azione fu paragonato a Cavour. Particolarmente proficua l’intesa governativa con Luigi Einaudi per l’attuazione di quella politica liberale che fu alla base del miracolo economico alla fine degli Anni Cinquanta. Fece crescere l’Italia con gli aiuti del Piano Marshall e le restitui’ prestigio a livello internazionale facendola partecipare alla NATO, nonostante la lunga e accesa battaglia parlamentare. Con mano sicura, porto’ l’Italia fuori dalle lacerazioni morali e materiali causate dalla disfatta bellica, trasformando il nostro Paese in soggetto attivo, su un piano di perfetta uguaglianza con gli altri partner nel processo di costruzione della nuova Europa.

La firma a Parigi, il 18 aprile 1951, del Trattato istitutivo della CECA , Comunità economica del carbone e dell’acciaio, segno’ una svolta importante nella storia del Vecchio continente. Vinti e vincitori della guerra si trovarono uniti per disegnare , con unità di intenti e di azione, un comune percorso di pace e progresso per l’Europa. Il suo impegno a favore dell’unficazione politica europea si concretizzò con il disegno della Comunità europea di difesa (CED) il cui Trattato istitutivo non venne però ratificato, nell’aprile 1954, dall’’Assemblea Nazionale francese. Per De Gasperi, nei suoi ultimi giorni di vita, fu la fine di un sogno. La storia di questi ultimi anni gli ha dato ampiamente ragione.

Alcide De Gasperi porto’ nella politica una misura morale rigorosa, espressione della sua coscienza, della sua onestà intellettuale, della sua integrità di vita. Non esercito’ mai il potere per il potere, non fece mai del nepotismo o del clientelismo. Mori’ povero com’era vissuto. Ed era vissuto in piena solitudine, anche all’interno del suo stesso partito, forte della sua incrollabile fede in Dio. Non aveva bisogno di nessuna mediazione terrena di curiali per sentirsi vicino a Dio, cosi’ profonda era la sua religiosità. La sua statura politica, la sua dignità di Uomo di Stato, non ammettevano nessuna interferenza nell’azione di governo, nemmeno dal Vaticano, all’ombra del quale peraltro come cattolico era creciuto, convinto assertore della divisione dei ruoli fra l’Uomo di Chiesa e l’Uomo di Stato, sulla scia del principio risorgimentale : libero Stato in libera Chiesa.

De Gasperi era l’antitesi del mattatore, lui cosi’ sobrio, cosi’ schivo, cosi’ lontano dalle luci della ribalta. Semplicità e riservatezza furono le sue prerogative.Tolleranza e rispetto le sue armi. In questi valori, in questi ideali è racchiuso lo spirito degasperiano, lo spiririto di un galantuomo della politica, « un europeo venuto dal futuro », che ha ha lasciato in eredità alle giovani generazioni un grande patrimonio spirituale. La classe politica nazionale ne sia degna!

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