La protesta “diffusa” di Varese libera: striscioni contro la “dittatura sanitaria”

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VARESE – Più striscioni e meno gente. Questa volta il comitato spontaneo Varese libera sceglie una manifestazione “diffusa”, un altro modo di scendere in strada e lanciare messaggi: contro la “dittatura sanitaria“, il “Covid regime”, in difesa della partite Iva e della libertà. L’ha fatto attraverso una serie di striscioni che sono stati appesi sulla cancellata di Palazzo Estense, ma anche davanti a palazzi municipali di Busto, Tradate, Fagnano, Induno, Luino, Sesto Calende, Bisuschio, Castronno «e – dice il referente di Varese libera Francesco Tomasella – molti altri paesi della provincia».

Un blitz veloce. Giusto il tempo di srotolare lo striscione, applicare le fascette, appenderlo in via Sacco a Varese e spiegare la ragioni di questa nuova, la quarta in un mese, uscita pubblica di Varese Libera. La gente oggi non era prevista. O meglio, come spiega Tomasella che tira le fila del Comitato, «anziché concentrarci in un’unico luogo ci siamo mossi a piccoli gruppi sul territorio. Siamo in tanti, non solo a Varese. E lo dimostrano i tanti striscioni appesi nei vari comuni». E per ognuno c’è una foto che testimonia l’azione.

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E nemmeno i temi sono cambiati rispetto a quelli annunciati in piazza Monte Grappa la sera in cui è scattato il lockdown. «Fin dall’inizio abbiamo detto che vogliamo batterci per il lavoro e per la libertà. E in questa direzione ci siamo sempre mossi. Ci sono stati momenti in cui abbiamo chiamato a raccolta la partite iva e i commercianti, questa volta invece abbiamo voluto puntare più sul tema della libertà».

Non solo striscioni

Ma c’è anche chi anziché lo striscione ha deciso di scrivere direttamente sui muri il messaggio di Varese libera da far passare.

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