La Regione ferma lo sport, Valentino (Basketball Gallaratese): «Ingiustizia incoerente»

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GALLARATE – Uno stop netto e fermo, quello di Regione Lombardia nei confronti delle attività sportive di contatto, che non si potranno praticare fino al 6 novembre. Una chiusura che, però, qualcuno non condivide, anzi che giudica come «un “lavacoscienza” degli errori che continuano a commettersi. Perché mentre i nostri allenamenti, sicuri e controllati, devono fermarsi, bar, metropolitante e autobus continuano a rimanere aperti. Una vergogna», attacca il presidente della Basketball Gallaratese, Thomas Valentino.

Anche a Gallarate si ferma lo sport

Ieri, venerdì 16 ottobre, un’ordinanza di Regione Lombardia ha imposto lo stop a competizioni e allenamenti di tutti gli sport di contatto, a livello dilettantistico e giovanile. Una decisione fortemente contestata da molti, soprattutto da chi dello sport ha fatto una ragione di vita.

«Tutti gli sforzi che abbiamo fatto per riprendere gli allenamenti in sicurezza sono stati vanificati. E adesso ci ritroviamo di nuovo chiusi, mentre la gente continua ad ammassarsi in bar, palestre e metropolitane. Un’ingiustizia incoerente». Questa la dura accusa del presidente del Basketball Gallaratese, che ha dovuto chiudere i battenti dopo poco più di un mese di attività.gallarate basketball gallaratese ordinanza regione sport

Una batosta per le casse della società

Allenamenti che erano ricominciati appena lo scorso 1 settembre. «Avevamo comprato i termometri, gel igienizzanti, test Covid e avevamo anche rifatto gli spogliatoi per minimizzare il rischio di contagio», racconta Valentino. «Una serie di misure che ci erano costate tanto, ma che avevamo fatto con grande piacere, perché significava dare nuovamente ai nostri ragazzi l’occasione di fare sport e riconquistare la socialità persa durante il lockdown». E invece, dopo le ingenti spese per la messa in sicurezza, la Basketball gallaratese ha dovuto chiudere nuovamente ieri sera. «Economicamente è una batosta. Perché dobbiamo anche contare una perdita degli introiti di 45/ 50 mila euro».

Una chiusura incoerente

Ma oltre alle difficoltà economiche, il presidente si dice frustrato per l’incoerenza dell’ordinanza. «Le nostre palestre sono chiuse, ma gli assembramenti in metropolitana, sui mezzi pubblici, in piazza e nei bar continuano. Dove sta la logica?», attacca duramente. Valentino, infatti sostiene che durante gli allenamenti siano state prese tutte le precauzioni possibili per prevenire il contagio. «Abbiamo avuto solo due casi positivi in prima squadra, anche se dopo pochi giorni sono risultati negativi. E abbiamo subito provveduto all’isolamento e al tamponamento del resto dei compagni. Scongiurando quindi possibili focolai».

I ragazzi fuori dalle palestre tornano in strada

«Quello che le autorità non capiscono – continua – è che le attività sportive hanno una funzione sociale importantissima: noi tiriamo via i ragazzi dalla strada, dando loro un posto sicuro ed educativo dove giocare. Volete sapere quale sarà il risultato? Che i ragazzi che fino a ieri erano qui in palestra ad allenarsi distanziati, domani saranno in piazza tutti insieme».

Abbandonati dalle autorità

Sono accuse molto forti quelle sollevate dal presidente, che vuole però far passare un messaggio chiaro: «Siamo rimasti completamente abbandonati, senza nessun tipo di supporto, né di tutela. Senza risorse economiche, sponsor e senza l’entusiasmo che ci ha sempre contraddistinto: quello di far giocare i nostri ragazzi».

Vitalità che si è sempre esplicitata negli ottimi risultati ottenuti. Se il campionato fosse partito il 24 ottobre, infatti la Basketball gallaratese avrebbe fatto gareggiare più di 300 ragazzi e la prima squadra in C1 Gold. «Il nostro è un progetto ambizioso, perché abbiamo creato un hub che raccoglie le società di basket di Gallarate, Casorate e Cardano e stavamo raggiungendo grandi risultati. E tutto il team, compresi il direttore generale Francesco Fogato, quello sportivo, Matteo Cucco e i dirigenti Massimo Tonani e Massimiliano Leone, abbiamo lavorato incessantemente per permettere questa riapertura. Che sembra quasi una presa in giro adesso, che ci ritroviamo fermi immobili, come qualche mese fa, con la differenza che adesso tutti gli altri continuano a uscire e esporsi al contagio».

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