La soluzione di Lara e la profezia di Umberto

Fosse tutto semplice come la mette Lara Comi, eurodeputata di Forza Italia ospite all’assemblea di Univa, non saremmo a questo punto, senza un governo, con una crisi costituzionale e istituzionale senza precedenti. Sarebbe bastato, dice ai giornalisti la berlusconiana di Saronno, indicare Giancarlo Giorgetti al ministero dell’Economia, al posto del contestato professor Paola Savona, e oggi avremmo il governo. Bella da dire, difficile da fare. Come si è visto. Se Matteo Salvini e il suo compare Gigino Di Maio avessero voluto evitare lo scontro, ai veti del Colle avrebbero appunto risposto come suggerito da Lara Comi. Chi meglio del varesino Giorgetti, numero due della Lega, di sicuro competente in materia, avrebbe potuto gestire il complesso, delicato e decisivo dicastero? In ogni caso, non è la prima volta che un presidente della Repubblica chiede il cambiamento di un ministro. E mai rapporti e toni si sono esasperati a tal punto, come nell’attuale frangente. Se Di Mai va giù pesante e chiede addirittura l’impeachment del presidente, Salvini lo paragona a don Abbondio. Gli sviluppi della faccenda aprono invece scenari, presenti e futuri, che sfuggono alla comprensione dei più, inclusi noi comuni mortali. Sullo sfondo fa capolino una regia occulta che, in modo strategico, ha lavorato per riportarci al voto. Lo affermano diversi commentatori, benché manchino controprove e Lega e Cinque Stelli gridino al complotto ordito dagli eurocrati, dalla Germania e da non meglio identificati poteri forti. Certo, il ritorno alle urne favorirà in maniera netta i due mancati alleati, vieppiù il centrodestra, se ancora esiste il centrodestra. Il punto è che, allo stato dell’arte, crescono le preoccupazioni delle diverse categorie, a cominciare dagli imprenditori. Lo hanno ribadito forte e chiaro all’assemblea confindustriale di Busto Arsizio. Vincenzo Boccia, il presidente degli industriali italiani, ha risposto duro a chi gli poneva il quesito se fosse il caso di uscire dall’euro: non scherziamo, per favore. Chi non scherza sono i mercati, la borsa di Milano, lo spread e tutto quel che ne consegue tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi. Quando Boccia e il presidente di Univa, Riccardo Comerio, chiedono ai partiti maggiore responsabilità parlano, evidentemente, per difendere gli interessi della categoria, ma estendono il concetto all’intero Paese. Adesso ci si aggrappa a Carlo Cottarelli e al suo “esecutivo neutrale” che ci condurrà alle urne. Governo del presidente, per dirla in un altro modo. E per dirla con Umberto Bossi, che nonostante tutto finisce sempre per sorprendere. Quasi una profezia, la sua, datata 21 marzo: “La legislatura? Finisce prima, non durerà cinque anni. Berlusconi e la sinistra si sono fregati da soli. Non hanno capito che Salvini ha semplicemente guardato alla categoria più numerosa. Sono 16 milioni di pensionati e facendo la battaglia contro la Fornero a favore dei pensionati ha beccato un sacco di voto”. Ipse dixit Umberto Bossi. Se qualcuno è interessato alle sue esternazioni ne tenga conto per la prossima, inevitabile quanto non desiderata campagna elettorale.

Governo comi bossi – MALPENSA24