La statua scomparsa dal cimitero di Sesto è stata ritrovata. Ma ad Angera

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SESTO CALENDE – L’Ave Maria, la celebre statua di bronzo scomparsa dal cimitero di Sesto Calende, è stata ritrovata. Ma ad Angera. Subito esclusa l’ipotesi che si sia trattato di un furto, ma resta da capire con quali autorizzazioni l’opera di fine Ottocento sia finita in altri lidi. Una domanda che continua a porsi il consigliere di minoranza Roberto Caielli (Insieme per Sesto). Era stato lui a sollevare la questione meno di un mese fa. E ancora non ha avuto chiarimenti, «soprattutto sulla base delle norme nazionali e regionali che tutelano il patrimonio artistico», diceva. Si era rivolto direttamente al Comune, quindi, per avere accesso agli atti «che documentano la salvaguardia dei beni culturali e artistici nei cimiteri della città».

La statua ad Angera

La statua «pare sia stata acquistata», ipotizza Caielli. Motivo per cui è intervenuta una ditta incaricata a recuperare l’Ave Maria, per trasferirla al cimitero di Angera. Ora c’è da capire se l’iter di vendita – da parte dell’ultimo privato dopo la famiglia Sacchi, facoltoso casato sestese – abbia seguito tutte le regole imposte a un’opera di questo calibro. E su questo il consigliere di Insieme per Sesto storce un po’ il naso. La domanda è: «Qual è stata l’autorizzazione? Ho chiesto l’accesso agli atti, ma ancora non ho avuto risposta». Prima di tutto, per il suo valore artistico, come ricordava Caielli: «Uno dei principi di tutela generale del patrimonio stabilisce che, in assenza di un parere della Soprintendenza, tutti i beni demaniali di oltre 50 anni – e di un autore morto – sono considerati vincolati». Ma anche per quell’atto del Comune «in cui si diceva che le tombe di pregio del cimitero di Sesto vanno tutelate. E chi vuole metterci mano deve aspettare il consenso dell’Ente». Il quesito è sempre lo stesso: «L’asportazione della statua è stata fatta rispettando questi principi?».

Cenni storici

L’Ave Maria è una statua in bronzo che risale alla seconda metà dell’Ottocento. L’autore dell’opera è Giulio Branca (1850-1926), scultore che è stato parte della corrente artistica denominata realismo sociale. Rappresenta un contadino inginocchiato, in preghiera. Al suo fianco sono presenti una falce e dei covoni.
L’Ave Maria di Sesto «è quella originale», sottolinea poi Caielli. «Mentre nel cimitero Monumentale di Milano e in quello di Cannobio (luogo di nascita dell’artista, ndr) sono presenti delle varianti». E aggiunge: «Degno di nota è che, lo scorso anno, il Comune di Milano, unitamente agli Amici del Monumentale e alla Fondazione Bracco, ha provveduto al restauro della statua. Il Comune di Sesto, invece, ha lasciato che la tomba venisse trattata come una comune sepoltura».

La statua scomparsa dal cimitero di Sesto Calende. «È di pregio, che fine ha fatto?»

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