La testimonianza: «Mia mamma morta alla rsa Gonzaga di Gorla. Ora chiarezza»

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GORLA MINORE – «Il giorno prima mi hanno detto al telefono che le condizioni di salute di mia mamma erano buone, ma dopo 24 ore è morta». “Non ha retto il cuore”. Così un’addetta alle comunicazioni con i parenti della residenza per anziani Gonzaga ha spiegato il decesso dell’anziana madre alla figlia. Che ha deciso di raccontare gli ultimi giorni e le comunicazioni avute, «perché, oltre a un vuoto enorme dovuto alla perdita di mia mamma e al fatto che non ho potuto nemmeno salutarla prima che morisse, vorrei sapere con chiarezza e trasparenza cosa è stato fatto e come sono andate le cose».

Hanno chiuso ogni comunicazione

Chi ha deciso di raccontarci la sua storia ha chiesto di mantenere riservato il nome e ha tenuto a sottolineare che il suo scopo «non è mettere in discussione la professionalità di chi lavora nella rsa, bensì di arrivare a ricostruire gli ultimi giorni di vita di mia madre, anche perché nei giorni successivi al decesso ho provato a contattare più volte la struttura, senza mai ricevere una risposta».

Maria (useremo questo nome di fantasia) spiega di aver rispettato l’impossibilità di far visita alla mamma, fin dalla prima ordinanza regionale: «Comunicavo via telefono con il personale che la assisteva. Mi hanno detto che le somministravano due volte al giorno la Tachipirina anche se non presentava febbre. Ho anche saputo che, ad un certo punto, ha iniziato a lamentare mal di schiena e che, credo per questo motivo, è stata tenuta a letto». Passato qualche giorno però la situazione si è complicata. «Dopo alcuni giorni sono stata chiamata da una dottoressa della struttura, che mi ha comunicato che mia mamma aveva qualche linea di febbre e che sarebbero passati all’antibiotico anche se il quadro era buono». Maria sa che la madre è in camera con un’altra ospite e a quel punto chiede anche la possibilità di isolarla, ricevendo come risposta che “la cosa è più facile a dirsi che a farsi“. Intanto la febbre permane e – racconta Maria – all’anziana donna viene somministrato l’ossigeno. Anche la comunicazione via telefono tra madre e figlia diventa difficoltosa, «durante una chiamata con lei, però sento che il respiro è affannoso. La mia preoccupazione sale, ma il personale mi tranquillizza. Anzi, venerdì 27 marzo, mi comunicano che sta meglio. Il giorno dopo però muore».

Vogliamo chiarezza

Sono passati un po’ di giorni dal decesso della mamma, ma i dubbi di Maria non hanno ancora trovato risposta: «Non riesco ad avere un’interlocuzione con i referenti o con i medici della struttura che hanno assistito mia madre. Nè via telefono e neppure via mail. Ho scritto, ma nessuna risposta. Però credo che a questo punto debba esserci chiarezza nei nostri confronti e degli altri famigliari che si trovano magari nella mia stessa condizione. Io vorrei capire perché mia mamma non è stata isolata, né prima, né dopo la mia richiesta; vorrei sapere se la persona che era in camera con lei è ancora viva. Insomma, quel “non ha retto il cuore”, sarà anche vero, poiché stiamo parlando di una persona anziana. Ma ci sono alcuni dettagli che meritano una spiegazione più approfondita».

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