L’American College cita l’ospedale di Gallarate. Ricerca di eccellenza su infarti

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Il dottor Salvatore Ivan Caico e parte del suo staff, accanto a lui la dottoressa Alessandra Russo, in seconda fila

GALLARATE – Il Journal of the American College of Cardiology è una tra più prestigiose riviste scientifiche del mondo. E tra i centri di eccellenza citati c’è anche la cardiologia di Gallarate, che si è distinta per il suo studio Dubius sul trattamento e la diagnosi della forma più frequente d’infarto.

Una ricerca d’eccellenza

Il S. Antonio Abate rientra quindi fra i 30 centri d’eccellenza italiani selezionati per la ricerca, proprio in luce dello studio Dubius, che ha coinvolto più di 1500 pazienti. Iniziato nel  2015, valutato e autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco, patrocinato e finanziato dalla Società Italiana di Cardiologia interventistica, la ricerca fa scuola a livello mondiale. Ridefinendo nuovi standard di trattamento e prognostici della forma più frequente d’infarto: quella in cui l’arteria non è completamente ostruita.

Un infarto che colpisce 100 mila italiani

«Lo scopo dello studio Dubius è stato di individuare la strategia di trattamento farmacologico più efficace e sicuro nelle fasi acute dell’infarto miocardico Nstemi che precedono la coronarografia, l’angioplastica coronarica e/o il bypass aorto-coronarico», afferma il dottor Salvatore Ivan Caico, responsabile dell’unità operativa di cardiologia del S. Antonio Abate. «Con Dubius i cardiologi italiani indicano il miglior trattamento dell’infarto a coronaria non completamente chiusa. Pensiamo solo che ogni anno circa 100 mila persone sono colpite da un infarto al cuore. L’importanza della ricerca è presto detta». Infatti, nel 2019 a Gallarate sono stati ricoverati 159 pazienti con infarto miocardico Nstemi, e in modo prospettico «tutti i nuovi casi potranno potenzialmente beneficiare dei trattamenti indirizzati dai risultati dello studio Dubius».

Uno studio di fama internazionale

La conduzione dello studio è stata affidata alla dottoressa Alessandra Russo. «Sono state valutate in modo rigoroso le implicazioni cliniche dell’approccio farmacologico più comunemente utilizzato, il cosiddetto “pretrattamento”, che viene applicato a tutti i pazienti fin dal primo sospetto diagnostico di infarto».

Il Dubius ha confrontato una strategia selettiva basata sulla somministrazione di un antiaggregante solo dopo la certezza della diagnosi ottenuta dalla coronarografia, e applicando successivamente ai pazienti un trattamento individualizzato sia farmacologico che di rivascolarizzazione. I risultati di questo approccio innovativo sono stati presentati al Congresso europeo di Cardiologia (Esc), che si è tenuto in modalità “online” nell’agosto 2020, e sono rilevanti perché contravvengono le raccomandazioni a oggi delle linee guida di trattamento dell’infarto miocardico Nstemi.

Riduce la possibilità di morte

«Inoltre – continua Caico – i vantaggi sembrano essere molto promettenti dato che gli eventi avversi combinati (morte, re infarto, ictus e i sanguinamenti maggiori) sono meno della metà di quelli riportati in tutti gli altri studi  europei e mondiali. La partecipazione allo studio è stata possibile grazie all’attenzione che l’Asst Valle Olona ha per la ricerca applicata alla clinica, che da sempre contraddistingue i centri maggiormente all’avanguardia e soprattutto grazie alla pronta collaborazione di tutto il team dei cardiologi del presidio ospedaliero di Gallarate».

Per migliorare le cure

Il direttore sanitario dell’Asst Valle Olona, dottoressa Paola Giuliani, mette anche in luce i vantaggi per i malati. «La ricerca applicata alla clinica ha il grande valore di rendere disponibili in tempi rapidi i risultati e dunque la possibilità di un miglioramento significativo della qualità delle cure. L’équipe cardiologica guidata dal dottor Ivan Caico è attenta a proporre interventi assistenziali sempre aggiornati di elevato standard qualitativo. La dottoressa Alessandra Russo, brillante professionista dello staff, realizza progetti innovativi e di alto valore clinico. Il progetto Dubius, riconosciuto dalla comunità internazionale e pubblicato sulla rivista prestigiosa, ne è testimonianza».

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