L’amore e altre questioni al tempo del coronavirus

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Gian Franco Bottini e gli Umarells

di Gian Franco Bottini

Siamo in Padania, non siamo in Florida e non siamo certo abituati ad eventi straordinari in grado di
guastare il nostro grasso tran-tran quotidiano. Un po’ di apprensione è sicuramente giustificata ma certi eccessi di questi giorni, tipo l’assalto ai supermercati, dovrebbero far riflettere su quanto la massa sia sensibile e spesso non facilmente controllabile, di fronte ad una comunicazione affrettata, arruffona e poco ragionata.

Ci sarà tempo per gli esami di coscienza, ai quali molte categorie dovranno partecipare; oggi ci
accontentiamo di dare il nostro convinto assenso alla sconsolata dichiarazione di un elevato esponente del settore turistico che ha così affermato: ”La nostra immagine è rovinata e lo sarà per molto
tempo… Abbiamo dato l’immagine di un Paese colpito più degli altri, quando invece non è così”.
Fin dall’inizio ci è parso di veder lievitare questa vicenda del virus sullo sfondo dell’ombra fastidiosa della competizione politica, con i suoi esibizionismi e i suoi megafoni, e questo a noi non è piaciuto. Se dovessimo aver visto giusto, augurandoci di aver sbagliato, sarebbe purtroppo la conferma di una politica immatura e molto insicura di se.

Malgrado ciò, e malgrado le logiche preoccupazioni del momento, ci vien comunque da cogliere qualche
sperabile positività legata al fatto che tutta questa vicenda ci potrebbe lasciare stimoli ed insegnamenti capaci di riportarci dentro i binari di migliori comportamenti. In primis dobbiamo convenire che il virus ci ha costretti, d’accordo o meno sulla sua bontà, a seguire delle regole di interesse collettivo, alla faccia di personalismi ed egoismi purtroppo dilaganti.

bottini coronavirus amore politicaDobbiamo prendere atto anche che, al di la del Padreterno, esistono elementi esterni al nostro volere in
grado di sconvolgerci la vita nell’arco di poche ore, con uno schiaffo alla supponenza di chi presume di poter essere unico arbitro della propria esistenza e fors’anche di quella degli altri. Chi, come noi, abita nelle regioni del nord nel volger di poche ore è diventato un “untore, male accolto dalle regioni del sud, a rischio di finire in quarantena se malauguratamente sbarcasse in qualche scalo estero, con le frontiere che noi volevamo chiudere e che ora rischiano di essere porte in faccia proprio per noi.

Tutte situazioni che si sono diametralmente capovolte nell’arco di un nulla, e che rappresentano un forte avvertimento per l’egoismo e l’arroganza che abbiamo spesso esibito. Inoltre, soprattutto con riferimento ai nostri sfortunati connazionali soggetti ad un “sequestro conservativo” dentro le “zone rosse”, l’indesiderato virus ha anche creato situazioni in grado di mettere alla prova le relazioni personali e i sentimenti. La separazioni nell’ambito di una coppia di chi sta dentro da chi sta fuori e, di contro, la prolungata e ravvicinata convivenza dei suoi componenti nell’ambito di famiglie abituate a ben diverse organizzazioni quotidiane di vita, possono essere considerati di impatto marginale, se vissuti in libertà di scelta, ma possono essere dilanianti se forzati e prolungati. Il rinunciare a una gita scolastica per dei ragazzi, alla partita a briscola per degli anziani frequentatori dell’osteria del paese, alla partita della squadra del cuore per dei tifosi innamorati della propria “maglia”, sono piccoli fastidi che ci riportano comunque a ricordare che le nostre scelte sono libere solo nella misura che rispettino l’interesse generale.

E’ evidente poi che la situazione può anche aver generato dei casi degni, non certo per i loro protagonisti, di un sorriso del tipo “Amici miei”. E’ il caso di quel signore che, avendo dichiarato alla moglie di essere in viaggio di lavoro, aveva deciso di passare una notte con una signora residente nella famosa “zona rossa” e che, preso dall’entusiasmo che la situazione generava, aveva completamente ignorato di documentarsi su quanto stava avvenendo in quell’area geografica. Il problema era sorto quando la mattina successiva a quella notte gloriosa il signore si era presentato al punto di check-point ed un cortese carabiniere gli aveva comunicato che da li non si passava e che avrebbe dovuto mettersi il suo cuore in pace e la sua persona in quarantena.

Come il nostro amico possa essersela cavata con la sua signora non ci è dato di saperlo, certo è che
l’episodio merita di essere ironicamente classificato sotto la voce “L’amore al tempo del Coronavirus”
Per concludere comunque è bene sottolineare che il più importante insegnamento che ci verrà da tutta questa vicenda ci è fornito proprio dai nostri connazionali della “zona rossa” ai quali, oltre il nostro incondizionato ringraziamento, va la nostra stima per la compostezza con la quale stanno sopportando i disagi della loro quarantena nell’interesse primario della salute del loro prossimo, cioè il nostro.

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