L’argine non basta, Busto e Cassano a rischio alluvioni: «Stop alla bretella di Gallarate»

BUSTO ARSIZIO – «L’argine contro le esondazioni del Rile e del Tenore non basta a contenere gli effetti di una “piena centenaria”»: i circoli di Legambiente e i comitati di Cassano sollevano il problema del rischio alluvioni e allagamenti e invocano l’attenzione dei Comuni dopo che le osservazioni presentate al progetto della “bretella di Gallarate”, il nuovo tratto di strada che dovrebbe collegare Pedemontana alla superstrada 336, non sono state nemmeno accettate. «La nostra richiesta – sintetizza l’ingegner Mario Berra, del comitato di Cassano contro le inondazioni – è di sospendere la realizzazione della “bretella”, fino a quando la situazione idrogeologica sia accettabile. I rischi non sono direttamente legati all’opera, ma in queste condizioni non c’è logica nell’occupare la zona di spagliamento». Perdipiù con quello che Emilio Magni, anch’egli ingegnere, storico esponente di Legambiente Gallarate, definisce «un investimento non indispensabile, che serve solo a risparmiare pochi chilometri e pochi minuti di strada» per chi dalla A36 è diretto a Malpensa.

La mobilitazione

Preoccupazioni e osservazioni che sono state esplicitate ieri sera, 21 aprile, al teatro di Sant’Anna, in un’iniziativa che ha unito i Circoli di Legambiente di Busto Arsizio, Gallarate e Cassano Magnago, i comitati per la difesa dalle inondazioni e rione sud di Cassano e i circoli Acli di Busto, Cassano e Gallarate. «Una serata – l’ha introdotta Emilio Magni – organizzata per sopperire alla mancanza di iniziativa e informazione da parte degli enti istituzionali del territorio. Affinché non passi sottotraccia iI problema del rischio alluvioni e allagamenti, dopo che le osservazioni sul rischio idrogeologico connesso alla nuova “bretella di Gallarate” finora sono state ignorate». I comitati se le sono viste respingere in quella che Adolfo Guzzetti ha ricostruito come una vicenda «kafkiana». La nuova infrastruttura, primo tratto della variante alla statale 341 che collegherà la Pedemontana con la Malpensa-Boffalora (a Vanzaghello), «”mette i piedi” in una delle vasche di spagliamento» del Rile e del Tenore, «impermeabilizzando ulteriormente il terreno», come spiega Marco Fardelli di Legambiente Busto Arsizio. Ma il punto per i comitati non è l’opera in sé, che, come sottolinea Emilio Magni, «non produce effetti peggiorativi ma consente di sollevare queste problematiche: già adesso l’argine non è a norma. Ed è un problema grave».

La situazione idrogeologica

Il perché lo chiarisce l’ingegner Mario Berra, del comitato cassanese per la difesa dalle inondazioni (attivo dai tempi della grande alluvione del ’92), ricostruendo in modo dettagliato l’evolversi della situazione delle vasche di spagliamento presenti dall’inizio degli anni’ 80 nella zona ricompresa tra l’autostrada A8 e la superstrada 336, ormai uno degli ultimi fazzoletti di verde rimasti sul territorio tra Busto, Cassano e Gallarate. Con i «2800 metri di argini in terra realizzati da Hupac nel 2007» (un’opera da oltre un milione e mezzo di euro) ad una quota di 244,7 metri sopra il livello del mare, si era creata «un’area di contenimento da 2,1 milioni di metri cubi di acqua» su un milione di metri quadrati di terreno. Un valore che corrisponde a quello della cosiddetta “piena centenaria”, un evento atmosferico eccezionale che può avvenire statisticamente una volta ogni secolo. Con gli interventi successivi però, come si evince dai documenti di Anas, «la protezione si è abbassata a 1,5 milioni di metri cubi», portata che ha «un tempo di ritorno di 20 anni – fa notare Berra – il che significa che statisticamente una volta ogni 20 anni rischiamo di andare in crisi».

Le soluzioni? «Non bastano»

Perciò Anas indica la necessità di una manutenzione straordinaria e prevede di realizzare una vasca di compensazione interrata collegata al Tenore, appunto per compensare gli effetti della nuova bretella, che transiterà con un viadotto sopra le vasche. Inoltre, «in una situazione già critica si sta realizzando il sottopasso di Sant’Anna», che per l’ingegner Berra «rischia di essere un varco per l’acqua verso Busto, potenzialmente di impatto». Problema che «nello studio idrogeologico non risulta tenuto in considerazione». In caso di piena eccezionale infatti il rischio è che l’acqua possa tracimare all’altezza della rotonda tra viale dell’Unione Europea e viale Gran Bretagna a Gallarate, nella zona industriale di Sciarè, dove c’è un argine inadeguato. Finirebbero sott’acqua lo scalo merci Hupac, ma anche parti di Cassano Sud e dei quartieri bustesi di Sant’Anna e Beata Giuliana.

Le preoccupazioni

«Qui c’è un problema, lo andiamo a peggiorare?» protesta Lillo Bevelacqua, storico rappresentante del Rione Sud a Cassano, mentre i consiglieri comunali di Busto Arsizio Orazio Tallarida (delegato al verde e all’ecologia e capogruppo di Forza Italia) e Gianluca Castiglioni (capogruppo di Busto al Centro), appaiono concordi nell’ipotizzare la «necessità di intervenire per alzare e rafforzare gli argini» e creare quel “catino” attorno alla aree di spagliamento del Rile e del Tenore, che eviterebbe ogni rischio di esondazioni.

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