Legnano, «Hai 36 anni, trovati un lavoro». E lui ammazza il padre a coltellate

omicidio campanella

LEGNANO – «Vai a lavorare. Alla tua età non è giusto che io ti mantenga ancora». E’ stato Marco Campanella, 36 anni, di Legnano, che alle 10.30 di oggi, lunedì primo luglio, ha ammazzato il padre Michele, ex finanziere di 71 anni in pensione, a spiegare, o a cercare di spiegare, al pubblico ministero Francesca Parola cosa lo abbia spinto a un gesto tanto efferato. I dissidi tra padre e figlio erano all’ordine del giorno.

Massacrato con due coltelli da cucina

Lui, Marco, vocato allo studio, sempre chiuso in casa sui libri. Una mente brillante ma lento, lentissimo nel raggiungere il suo obbiettivo. Il trentaseienne, in sintesi, voleva studiare e basta. Mantenuto da mamma e papà nella sua passione. Il padre chiedeva invece, visto l’avvicinarsi dei 40 anni, che l’uomo, che il figlio, si trovasse finalmente un lavoro. Si trovasse una vita, si mantenesse, avesse una casa sua, magari una famiglia. Marco, invece, del lavoro a quanto pare se ne infischiava. Per tre, quattro anni, sino al 2009 aveva avuto degli impieghi a tempo determinato. Poi più nulla. C’era lo studio e il lavoro aveva praticamente smesso di cercarlo. Era questo, a quanto pare, che mandava in bestia il padre che invece quel figlio voleva vederlo compiuto. Stando a quanto dichiarato dall’omicida, assistito dall’avvocato d’ufficio Alice Sanson, il padre quasi quotidianamente spronava il figlio a cercarsi un lavoro.

Mi faceva sentire inadeguato

Lo faceva, sempre secondo l’assassino, con toni accesi facendolo sentire «Inadeguato». Questa mattina il trentaseienne sarebbe esploso: al culmine dell’ennesimo litigio, con il padre che lo invitava a trovarsi un lavoro, ha afferrato 2 coltelli da cucina e ha iniziato a massacrarlo sul balcone di casa. Al 112 è arrivata una pioggia di chiamate: dai muratori che stavano lavorando nell’edificio di fronte ai passanti in via Giovannelli, dove la famiglia risiede. Oltre 10 coltellate: almeno 4 delle quali sono arrivate in profondità raggiungendo gli organi interni. E uccidendo il pensionato. Quando la polizia è arrivata alla porta ha trovato il trentaseienne in casa che non ha opposto resistenza all’arresto. Mercoledì sarà eseguito l’esame autoptico e il responso del medico legale individuerà quali dei fendenti si sono rivelati letali. Il trentaseienne resta ovviamente in carcere. C’è in questa vicenda un aspetto giuridico di rilievo. L’uomo è il figlio adottivo della coppia. Per la legge, l’aggravante del discendente al figlio adottivo non si applica. L’accusa non potrà contestarla e non potrà, qualora non emergano altre aggravanti quali la premeditazione ad esempio, chiedere la condanna all’ergastolo. La pena potrà variare dai 24 ai 30 anni al massimo. 

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