Radice: «Nessun apparentamento della mia coalizione per il ballottaggio»

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LEGNANO – «Sarà con i cittadini l’unico accordo che faremo da qui al ballottaggio». Lo ha ribadito nella mattina di oggi, domenica 27 settembre, Lorenzo Radice, candidato a sindaco di Legnano del centrosinistra, chiudendo in via definitiva la porta a ogni apparentamento ufficiale in vista del secondo turno delle elezioni amministrative di domenica 4 e lunedì 5 ottobre. Per Radice «questo è l’unico modo per realizzare quanto abbiamo scritto nel programma di governo e di cui abbiamo parlato con i legnanesi durante questi mesi di campagna elettorale. È la conclusione cui siamo arrivati». È così caduta nel vuoto la lettera-appello diffusa ieri da tre dei candidati sindaci tagliati fuori dal secondo turno elettorale.

«Accordo coi cittadini non contro qualcuno, ma per cambiare»

Il candidato di Pd, Insieme per Legnano-Legnano Popolare e riLegnano ha rivelato di aver condotto trattative con gli esclusi dal ballottaggio, ma di non aver raggiunto un accordo. «Come avevo promesso – spiega – subito dopo l’esito del primo turno e fino alle ultime ore disponibili abbiamo tenuto aperto il dialogo coi candidati esclusi al primo turno sui contenuti, quei contenuti che sono l’unica cosa che interessa agli elettori e su cui abbiamo giocato tutto il nostro impegno. Sono stati 4 giorni vissuti intensamente, ma purtroppo davvero troppo pochi per trovare un’intesa. La nostra conclusione è che non ci sono oggi le condizioni per un accordo che consenta di realizzare quella novità che vogliamo portare a Legnano. Ringraziamo gli altri candidati per averci provato: noi siamo e resteremo aperti al governo con la comunità. E questo significa rimanere disponibili a un confronto costante sui contenuti con le forze politiche legnanesi. Io e la mia coalizione non ci siamo candidati contro qualcuno, ma per realizzare qualcosa di nuovo nell’interesse della città. Non ci interessa – conclude Lorenzo Radice – una coalizione soltanto in chiave elettorale: ci preme, fin da adesso, pensare alla governabilità di Legnano, perché la città ha bisogno di ripartire subito. Per questo la nostra campagna elettorale continuerà come l’abbiamo condotta sin qui: parlando dei nostri progetti per Legnano con i legnanesi, quella comunità con cui vogliamo governare».

Brumana: «Farò come Montanelli…»

Per Franco Brumana, primo degli esclusi dal ballottaggio e fra gli autori del citato appello a Radice, «la vittoria di un’alleanza a sostegno di Radice era a portata di mano perché i voti attribuiti a questa possibile coalizione sono stati superiori al 50%. Il Pd di Legnano tramite il suo segretario Michele Ferrazzano ha però inaspettatamente posto fine a ogni speranza di accordo e addirittura si è vantato che la sua campagna elettorale aveva ignorato le vicende giudiziarie della precedente giunta. Radice contestualmente ha dichiarato la sua avversità a un’alleanza. A Saronno, in una situazione simile, si è formata una coalizione tra il candidato del centrosinistra e quello di una lista civica. La decisione del Pd è stata assurda e consegnerà la città alla Lega perché Radice al primo turno ha preso solo il 31% dei voti ed è impensabile che in una settimana acquisisca un consenso elettorale aggiuntivo del 20%. Gli elettori delle liste che avrebbero potuto allearsi sono stati umiliati dal rifiuto di Radice e in gran parte non andranno a votare. Le dichiarazioni odierne di Radice certamente non li convinceranno. Radice si è illuso di poter vincere da solo, facendosi prendere dall’euforia di essere arrivato secondo al primo turno elettorale, e perché vuole tutti i 14 consiglieri che spettano alla maggioranza, senza dividerli con gli alleati. Vuole intorno a sé solo persone accondiscendenti perché del suo partito o delle liste civiche da sempre ancelle del Pd. In realtà finirà seduto sui banchi consigliari dell’opposizione. Ciononostante – conclude Brumana – in coerenza con il mio impegno nel Comitato Legalità a Legnano voterò, turandomi il naso come fece Montanelli, e spererò in un miracolo che eviti il ritorno al potere dei partiti che rivendicano la continuità con la giunta Fratus».

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