Leila, infermiera legnanese a sud di Kabul: «Calma apparente ma tanta insicurezza»

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LEGNANO – «Da inizio maggio, quando è iniziato il ritiro delle truppe americane, il nostro ospedale è costantemente pieno e lavoriamo al massimo della nostra capacità ricettiva». È la testimonianza resa oggi, martedì 17 agosto, da Leila Borsa, 32 anni, nata a Legnano e residente a Dairago, all’agenzia di informazione Sir su quanto sta succedendo a Lashkar Gah, nella provincia afgana dell’Helmand, 600 km a sud di Kabul. Laureata in Lingue e in Infermieristica, un master in Medicina d’urgenza e area critica, Borsa è stata infermiera del pronto soccorso di Legnano e volontaria della Croce Rossa. Dallo scorso febbraio lavora al centro chirurgico per vittime di guerra aperto a Lashkar Gah da Emergency (nella foto in alto).

«Sono venuta qui – spiega – per formare il personale e per migliorare la qualità del lavoro, e ho finito per lavorare fianco a fianco con i colleghi afghani. Ricoveriamo bambini, giovani, adulti, donne, anziani, molti civili. Sono tanti i danni collaterali della guerra».

«Al lavoro senza sosta per giorni e notti»

Sui recenti, drammatici sviluppi del conflitto con i talebani, l’infermiera legnanese riferisce che «le prime due settimane di agosto sono state difficili per tutti. Abbiamo vissuto e dormito in ospedale, molti dei colleghi locali hanno dovuto rimanere come noi in ospedale, lasciando la propria casa, perché le strade non erano sicure. Molti non hanno potuto raggiungere l’ospedale per lavorare, mentre un’altra parte del personale ha lavorato senza sosta per giorni e notti».

Sulla situazione in città, Leila Borsa racconta come «da venerdì, quando le forze governative hanno lasciato ufficialmente la città, la situazione si è capovolta e un senso di calma apparente ha pervaso Lashkar Gah. Non sentiamo più il rumore dei combattimenti, non sentiamo più i cannoni, non sentiamo più le bombe. Molti sono tornati in città, il traffico è ripreso e tanti sono tornati al lavoro che avevano dovuto lasciare. L’insicurezza nei confronti di questo nuovo assetto è però tanta – conclude – e la gente che ha perso tutto si ritrova in un clima di incertezza a dover ricominciare da zero».

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