Librandi: «Contro i sovranisti il Pd è la fanteria e noi di Italia Viva i marines»

Librandi Italia viva pd

ROMA – Gianfranco Librandi non ha scelto di passare con Matteo Renzi, per il semplice fatto che il deputato di Saronno, da quando si è schierato con il centrosinistra, è sempre stato con Renzi. E fin dall’inizio ha sostenuto il progetto politico del leader fiorentino. Che si è concretizzato con lo strappo dal Pd e la nascita di Italia viva. E la vicinanza all’uomo di Rignano è confermata anche dalla cena che si è tenuta martedì 17 settembre nel quartier generale romano di Librandi: «Vero, c’erano Matteo Renzi e altri amici. E poiché siamo tutti amici abbiamo scelto la casa di uno di noi. Questa volta è toccato a me ospitare».

Gianfranco Librandi dopo lo strappo di Matteo Renzi in molti dentro al Pd pensano (ma non dicono) che Italia viva sia un frutto più della tattica di palazzo che della politica che deve parlare alla gente. E’ così? 
«Noi invece pensiamo che chi ha scelto di dare vita a questo progetto partendo dai comitati l’ha fatto proprio per tornare a parlare alla gente. E per salvare il Paese».

Sta dicendo che Matteo Renzi è stato il salvatore. Non sta forse esagerando?
«Guardiamo ai fatti. Nei mesi scorsi abbiamo molto sofferto la situazione in cui i sovranisti hanno infilato il nostro Paese. E la realtà delle cose dice che Matteo Renzi ha salvato l’Italia e ora è necessario continuare a farlo».

Come?
«Parlando alla gente e lavorando su una serie di temi prioritari. Ovvero: quello del lavoro  al fine di creare le condizioni per far tornare gli imprenditori a investire qui da noi;  sulla riduzione del cuneo fiscale, per tutti e non solo per alcuni, che deve essere proporzionale, sull’ambiente, tematica prioritaria direi a livello mondiale, e sulla povertà. Ricordo che Matteo Renzi aveva destinato 2 miliardi e mezzo di euro nel bilancio dello Stato. Molto di più di quanto aveva trovato».

Questi sono anche i temi del Partito Democratico. Quindi perché lo strappo si è reso necessario?
«Direi di più. Queste sono idee progressiste, socialiste, liberali. Ma se si resta in un partito che tutto il giorno discute sulle sue correnti interne, poi rimane poco tempo tempo per lavorare a questi temi».

Insomma, con Italia Viva avete voluto marcare la differenza e anche la distanza dal Partito Democratico? 
«Assolutamente no. Noi siamo stati, restiamo e staremo nell’area del Pd».

Nel Pd però in molti guardano a Renzi e a questa operazione con sospetto. Vero?
«Chi ha voglia di fare qualcosa di diverso è sempre guardato con sospetto. O forse lo scetticismo è dovuto al fatto che è preferibile rimanere lì ad aspettare gli eventi. Cosa che noi non sappiamo fare. Abbiamo sempre detto la verità, non abbiamo mai parlato alla pancia della Paese, ben sapendo che a volte siamo risultati antipatici. Sappiamo che abbiamo tanto lavoro da fare e siamo un gruppo deciso a portare avanti la nostra battaglia contro il sovranismo. Diciamo così: il Pd è la fanteria e noi siamo i marines».

Cosa differente in Forza Italia, dove invece c’è chi, sotto sotto, vi osserva in maniera interessata. E così?
«Occorre dire che abbiamo ricevuto molti complimenti. Da esponenti del Pd, ma non solo. Adesso però non corriamo troppo in avanti. Facciamo la Leopolda e poi inizieremo a ragionare anche con altri amici, non del Partito Democratico, che hanno già manifestato interesse per quello che sta nascendo».

Ecco appunto, quello che sta nascendo cos’è? Un partito come siamo abituati ad intenderlo in Italia o altro?
«Per ora si sono formati i gruppi parlamentari, fatti di persone che hanno fatto una scelta di cuore convinta. Anzi, una scelta pura. Che qualcuno ha definito anche “folle”».

Folle? Perché?
«In tanti mi hanno detto: “Ma come, da un partito al 20% passi a una realtà del 4%?”. E la mia risposta è stata: “Si, perché credo in tutto il lavoro che abbiamo fatto in questi mesi”».

Ma allora dove volete arrivare e soprattutto a “chi” volete parlare?
«A quell’elettorale liberale e progressista che oggi non trova punti di riferimento nel panorama politico italiano. Noi puntiamo al 20% che, sommato al 20% del Pd e al 10% di chi condivide le nostre idee e vuole stare con noi, fa il 50%. Ecco, a quel punto non avremo più paura dei barbari».

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