L’installazione in centro a Milano. La replica: “E’ un equivoco, non un plagio”

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MILANO – Come facilmente intuibile la “guerra” sulla primogenitura creativa dell’installazione artistica di una Fiat 500 che “scava” la strada o si è “schiantata” sull’asfalto collocata nella centralissima Piazza San Babila a Milano continua. Malpensa 24 ha pubblicato un articolo in cui dava la notizia e rendeva nota anche la posizione della Fondazione Feltrinelli che contestava un presunto “plagio” dell’opera realizzata dall’agenzia Ki -Energia Creativa, peraltro non citata dalla nostra testata, per promuovere i lavori dell’ex Garage Traversi.

Oggi la replica che pubblichiamo, su richiesta, gentile, dell’agenzia e anche per completezza di informazione per i lettori.
“Inutile dire che nulla è stato inventato: nell’ambito del guerrilla marketing – quello di nostra competenza – esistono svariate installazioni di questo tipo: macchine, cetacei, sottomarini, autobus e oggetti vari che occupano il suolo pubblico con fini commerciali”, sottolinea, in un comunicato, Pietro Bona, direttore creativo dell’agenzia Ki–Energia Creativa. “L’equivoco principale è visivo: la nostra installazione non è l’auto che sbuca dal suolo, ma una scena composta che comprende, oltre a un’auto, anche la facciata di un palazzo ‘lacerata’, il palazzo che stiamo promuovendo. Il concept è diverso rispetto all’opera d’arte di Fondazione Trussardi ed è diversa la storia che raccontiamo: la nostra è la storia di una vecchia auto ‘dimenticata’ nel vecchio garage, che viene trovata dall’impresa edile che lo sta (davvero) ristrutturando e che, lanciata attraverso la parete del cantiere, si schianta al suolo. Lo scopo è rappresentare simbolicamente la fine commerciale di un palazzo del centro, che da garage diventerà polo di lifestyle. I vigili ci servivano per raccontare la storia ai passanti, non per fare finte multe”.

“Il tema della nostra action – conclude Bona – non poteva che essere quello delle auto, dato che parliamo di un ex garage, il luogo non avrebbe potuto essere che quello, dato che è esattamente sotto al garage, che ribadisco, fa parte dell’installazione. Tra l’altro il dialogo tra arte e comunicazione è sempre esistito e ha sempre funzionato: se fossi stato a conoscenza dell’opera non avrei avuto alcun motivo per non coinvolgere gli autori o la Fondazione Trussardi, citando nel comunicato stampa l’opera d’arte come fonte di ispirazione o addirittura approfittandone per renderle omaggio ed evitando così questo sgradevole teatrino. Ma così non è andata, perché non conoscevo l’opera. Perché non è stato un plagio”.

Insomma le opinioni sono diverse ma a guadagnarci, forse, è il dibattito artistico che da sempre sviluppa polemiche e posizioni diverse.

Angela Bruno

bruno milano installazione equivoco – MALPENSA24