Polemica sulla Fiat 500 in centro a Milano. “L’installazione è un plagio”

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di Angela Bruno

MILANO – E’ scoppiata una polemica artistica a Milano sullo stile di quelle che da decenni nascono sulla realizzazione di opere di avanguardia.  Una Fiat 500 d’epoca che ‘scava’ la strada o che si è ‘schiantata’ sull’asfalto o che è incastrata in obliquo sul terreno, a seconda dei punti di vista, in piazza San Babila, nel cuore di Milano, e due ‘ghisa’ (soprannome dei vigili urbani meneghini), in divisa storica, in realtà due figuranti, intenti a dare informazioni ai passanti stupefatti: Questa l’installazione, come si usa dire ora, comparsa nei giorni scorsi. Manierismo, imitazione, semplice ispirazione? Difficile dirlo. Facciamo parlare i fatti.

Operazione di marketing

L’opera è stata realizzata per il restauro di un palazzo abbandonato che per anni ha ospitato lo ‘storico’ Garage Traversi.  Il parcheggio interrato, in disuso ormai da circa 15 anni, fu inaugurato nel 1938 in via Bagutta ed è ora di proprietà di un fondo britannico che ha intenzione di riconvertirlo in uno  spazio per negozi e locali di lusso. “In base all’angolo di incidenza del veicolo – spiegano ai passanti i due finti vigili  – e dagli evidenti segni sul telo dell’impalcatura, siamo giunti alla conclusione che si tratta dell’ultimo veicolo rimasto abbandonato per anni all’interno del Garage Traversi e portato fuori dal cantiere durante i lavori in corso che daranno nuova luce all’edificio”. Chiaramente l’installazione non è la conseguenza di un paradosso temporale né il set di un film, ma è una operazione di marketing per simboleggiare l’inizio dei lavori di ristrutturazione appunto dell’ex Garage Traversi dall’inconfondibile forma a ventaglio e opera dell’architetto Giuseppe De Min che riaprirà per diventare un nuovo polo del lifestyle milanese.  La riqualificazione dell’edificio, di proprietà di Invesco Real Estate, si concluderà nell’estate 2020, quando lo storico edificio tornerà a rivivere nel cuore della metropoli. Segno che Milano scommette sul futuro recuperando il proprio passato.

Le polemiche

Piccolo, o forse grande problema: la Fondazione Trussardi ha qualcosa da ridire. “Si sottolinea che l’installazione temporanea e trovata pubblicitaria per annunciare l’inizio dei lavori di ristrutturazione dello storico garage in pieno centro – si legge in un comunicato – è un chiaro plagio dell’opera d’arte ‘Short Cut’ della coppia di artisti Michael Elmgreen & Ingar Dragset prodotta e presentata dalla Fondazione Nicola Trussardi all’Ottagono di Galleria Vittorio Emanuele a Milano dal 7 maggio al 4 giugno 2003. L’opera originale, che ha avuto una risonanza internazionale per il suo carattere dissacratorio, tanto da essere stata pubblicata in posizione di rilievo da quotidiani di tutto il mondo, è diventata un’icona del modus operandi della Fondazione Nicola Trussardi e del lavoro della coppia di artisti, e non può certo essere passata inosservata ai creativi dell’agenzia pubblicitaria in questione”. “Al link (https://www.fondazionenicolatrussardi.com/mostre/short-cut/),  sul sito della Fondazione” si “possono trovare tutte le informazioni in merito e una gallery fotografica dell’epoca, in cui compaiono anche i ‘ghisa’ in divisa, proprio come nella messa in scena pubblicitaria da voi riportata. Non è da escludere che la scena sia stata ricostruita proprio basandosi sulle foto dell’installazione della Fondazione”. Insomma un nuovo capitolo sulla creatività, l’innovazione o la riproduzione dell’arte. Speriamo si concluda tutto senza conseguenze se non nel campo del dibattito, dibattito artistico ovviamente.

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