La volontà secondo Luca: “cadeau” per il 2022

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Gianluca Vialli

di Massimo Lodi

“L’ospite indesiderato rimane ancora con me”. Realistico, asciutto, sereno: Luca Vialli consegna a una tv di Cremona, suo luogo d’origine, il regalo di Capodanno: l’energia morale nell’affrontare la fragilità fisica che lo abita dal 2018. Un tumore invadente, scoperto d’improvviso, sollecitato a filarsela, non ancora spedito via. Tacerne la presenza afflittiva? No, dirne senza pudori. L’idea dell’ospitante è che ci son tanti nel suo stato, e farli sentire meno soli aiuta loro e lui.

Gli ex compagni Mancini, Vierchowod e Ferrara partecipano al programma-verità. Non roba studiata, e invece un “live” spontaneo. Com’è nella natura di Vialli, fuoriclasse che va dritto alla sostanza grazie al talentuoso pragmatismo, sfoggiato dentro il campo, esibito fuori. Cioè l’intuito raro nel captare le attese altrui. Riassumibili, qui e oggi, in una parola: consolazione. Anche se costa caro esprimerla, lui ne fa dono.

Quando venne preso dal male, il pensiero di Luca fu rassicurare moglie, figliolette, parenti, amici. Arrivando al punto d’infilarsi un maglione sotto la camicia perché gli altri s’accorgessero di nulla. Quel riguardo familiare e sociale resta primario, intatto, caritatevole. Riaffiora in cenni delicati, quasi rispettosi, assolutamente unici: “L’ospite ogni tanto è un pochino più presente, ogni tanto un pochino meno. Adesso mi dedico a un periodo di manutenzione. Sto abbastanza bene”. Cioè: tranquilli, presto l’avverbio se ne andrà da me, assieme all’intruso. E leggerò, leggerete, una diversa grammatica della vita.

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Massimo Lodi

Conosco Vialli dal ’98, epoca d’un libro sui segreti della Juve lippiana, di cui scrisse la prefazione. Non sapeva chi fossi, ma gli piacque l’idea bizzarra d’un qualunque giornalista di provincia e si fidò dell’entusiasmo nel proporgliela. Mi avrebbe raccontato alla presentazione: è come quando parte il lancio e immagino dove finirà la palla, correndo a incrociarla per fare gol. Segnò anche quella volta: un tocco magico, cioè la firma d’emozionanti righe.

Durante gli europei dell’estate scorsa ci siamo scambiati messaggi. Era sin dall’inizio certo dell’impresa azzurra. Da capo delegazione, trasmise il suo spirito vincente. Determinato e lieve. Prima della finale di Wembley contro l’Inghilterra lesse alla squadra un brano di Theodore Roosevelt. Il succo: bisogna far di tutto per vincere, non scordando che bisognerà accettare di perder tutto, qualora capitasse. Un capolavoro psicologico, funzionale a rimuovere il peso della responsabilità.

La notte dell’11 luglio digitai sul cellulare: grazie dell’immensa gioia che ci avete regalato. Evviva. Anzi, viva. Anzi W. Come Wembley, Winners, Wialli. Rispose con tre cuori, verde bianco e rosso, a fianco della coppa d’Europa. Al rientro da Londra andò in pellegrinaggio al santuario della Beata Vergine della Speranza di Grumello Cremonese. Un gesto ustorio, di quelli compiuti quando l’anima brucia di gratitudine.

Ci sarà un’altra memorabile volta? Un altro grande successo? Un’altra missione pellegrina? C’è sempre un’altra volta, e va cercata quando sembra non esserci più. Anche/specialmente nei triboli delle malattie, e perfino in quelli d’una devastante infezione da virus. Se alla valenza scientifica, all’adoperarsi dei governanti, al civismo popolare si sommerà la volontà secondo Luca, ci consegneremo un fiabesco “cadeau” per il 2022: la cacciata del comune ospite indesiderato. Il Covid.

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