‘Ndrangheta: sequestro da 1milione a boss, ma in Lombardia pericolo mafia e pandemia

ros carabinieri

MILANO – Beni per un milione di euro sono stati sequestrati oggi al “boss” dell’ndrangheta Antonio Piromalli, condannato in Appello a 19 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata. Stamattina i carabinieri del Ros, in collaborazione con i comandi provinciali di Milano e Reggio Calabria hanno eseguito le misure mettendo i sigilli a 3 complessi aziendali tra Lombardia e Calabria, oltre a congelare le disponibilità finanziarie di Piromalli, come disposto dal Tribunale di Reggio Calabria, su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Affari in Lombardia e Usa

La condanna di Piromalli é arrivata a seguito della maxi inchiesta ‘Provvidenza‘ del 2017, con la quale i Ros hanno documentato le attività di una delle cosche più influenti della Calabria, con i tentacoli ben piantati in Lombardia e fino negli Stati Uniti, dove l’Fbi si é messa ad indagare. E nonostante il Covid abbia apparentemente paralizzato ogni attività, per lo meno per la maggior parte del 2020, l’ndrangheta in Lombardia ha continuato a proliferare nel silenzio delle difficoltà economiche di imprenditori e professionisti onesti.

Liquidità per gli imprenditori

A dirlo é l’ultimo rapporto della Dia, al Divisione Investigativa Antimafia. Laddove ci sono state carenze di liquidità, la criminalità organizzata è arrivata per offrire sostegno finanziario, al solo scopo di subentrare negli asset aziendali e societari. Per lo stesso motivo, ha spiegato il documento della Dia, impone per oggi e per il futuro un’attenta e scrupolosa analisi dei settori della ristorazione, la ricettività alberghiera, l’edilizia, i servizi funerari, le attività di pulizia e sanificazione, la produzione dei dispositivi di protezione individuale, e il da sempre preferito settore dei malavitosi, quello dello smaltimento dei rifiuti.

Diversificare gli investimenti

Secondo gli accertamenti condotti sulle attività di ristorazione, in particolar modo alla nascita di nuove società o subentri dopo la prima ondata pandemica, è emerso che sette società che hanno ricevuto finanziamenti dallo Stato, sono state poi interdette dalle Prefetture di Milano, Como, Lecco e Varese. In totale sono invece 32 le interdittive disposte dalle Prefetture in tutta la regione, per il secondo secondo semestre del 2020, di cui solo il 30% sono risultate esenti da criticità per possibili legami con l’ndrangheta. Un altro settore nel quale la malavita durante la pandemia ha “diversificato” è quello dello spaccio di droga. Con l’impossibilità a muoversi sulle piazze di spaccio, si è registrato il proliferare di “darknet market”, per la vendita di droghe sintetiche.

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