Filoni spiega la regola della decima a Caianiello: «Dovevano versarla tutti»

VARESE – «Il sistema era semplice: Caianiello indica dei suoi uomini a capo delle società pubbliche o negli incarichi di assessorato. Poi tutte le nomine che avvenivano per tramite degli uomini che lui indicava politicamente prevedevano la regola del pagamento a Caianiello o in alcuni casi il versamento a Agorà di una percentuale dell’importo dell’incarico, di solito il 10%, mentre le persone che lui contribuiva a far nominare ricevevano in cambio lo stipendio». E’ Giuseppe Filoni, amministratore unico società Tutela Ambientale Arno Rile Tenore, indagato per abuso d’ufficio in seno all’inchiesta Mensa dei poveri, che lo scorso 7 maggio ha travolto Forza Italia in Lombardia portando anche all’arresto del plenipotenziario dei berlusconiani in provincia di Varese Nino Caianiello, appunto, a spiegare come funzionava il «Sistema feudale» che i pm milanesi imputano proprio al Mullah.

«Ubbidivo per non perdere l’incarico»

Interrogato dal pubblico ministero Luigi Furno lo scorso 10 maggio, Filoni conferma con le sue dichiarazioni il ruolo apicale di Caianiello, che gli inquirenti hanno definiti il “burattinaio” di un sistema corruttivo radicato tra Varese e Milano. Filoni, sin dalle prime dichiarazioni, delinea la figura del Mullah: «Fu Caianiello a indicarmi quale amministratore unico della società – spiega Filoni al pm – E’ lui che ha trattato il mio nome al tavolo politico provinciale. Anche se poi a votarmi sono stati i 27 sindaci che partecipano la società su indicazione di Caianiello». Filoni ammette di ubbidire agli ordini del Mullah: «Lui mi ha fatto nominare. Conseguentemente se non eseguivo le sue indicazioni di nomina, sarei durato pochissimo a capo della società». Tutte le nomine per incarichi remunerati che ruotavano intorno alla società, erano dunque decise dal Mullah. «Non potevo in alcun modo non seguirlo nelle sue indicazioni perché sapevo che l’alternativa sarebbe stata quella di essere mandato a casa. Tanto è vero che in alcune occasioni ho restituito, soprattutto per i primi anni, il 10% del mio emolumento all’associazione Agorà che fa sostanzialmente capo a Caianiello».

Il ruolo dell’avvocato Besani

E sulla decima Filoni dichiara: «Si tratta di una regola che esiste da lunga data in relazione agli incarichi delle partecipate e che mi è stata spiegata da Caianiello». Filoni parla anche di Stefano Besani, storico avvocato gallaratese del Mullah, ai domiciliari perché coinvolto nell’inchiesta. Filoni si è trovato a concertare delle nomine anche con lui perché «Concertarle con Besani significava di fatto concertarle con Caianiello. Io sapevo che le indicazioni a Besani le dava Caianiello». E Besani furono affidati più incarichi, che fecero storcere il naso ad altri funzionari, per una cifra totale di «125mila euro in relazione a dei recuperi di crediti azionati quando si verificava un insoluto». Filoni chiude l’interrogatorio rispondendo a un’ultima domanda: «Ho partecipato a alcune riunioni durante le quali Caianiello si lamentava perché c’era chi non pagava in relazione agli incarichi ricevuti. Non so dire se in relazione a tutti gli incarichi Caianiello percepiva il 10% oppure semplicemente il versamento di una percentuale a Agorà o al partito».

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