Bufera Forza Italia: indagato anche il presidente del Consorzio Arno Rile Tenore

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LONATE POZZOLO –  Tsunami Forza Italia: Giuseppe Filoni indagato per abuso d’ufficio. Il presidente della società Tutela Ambientale Arno Rile Tenore, già consigliere comunale a Gallarate e per i pm milanesi, uomo fidatissimo di Nino Caianiello, è stato ascoltato ieri, giovedì 9 maggio, dal pubblico ministero Luigi Furno cotitolare della maxi inchiesta che ha spazzato via Forza Italia in provincia di Varese e non solo e all’esecuzione di 43 misure di custodia cautelare tra cui quella che ha portato Caianiello, leader di Fi in provincia di Varese, in carcere a Opera.

Incarichi affidati ai professionisti del mullah che poi versavano la decima

Filoni rientrerebbe nella schiera di imprenditori, che operano anche nel pubblico, che in questi giorni si avvicendano negli uffici della procura di Milano per essere interrogati. «L’unica precisazione che intendiamo fare – spiega Lara Paladino, avvocato di Filoni – E’ sul capo d’accusa: abuso d’ufficio, non corruzione. Su tutto il resto, essendoci un’indagine in corso, non intendiamo rilasciare dichiarazioni». Il nome di Filoni, del resto, compare nelle 700 pagine dell’ordinanza che è architrave dell’indagine Mensa dei poveri. A Lonate, più precisamente a Sant’Antonino, secondo i magistrati che coordinano le indagini gli appetiti di Caianiello si erano concentrati sul depuratore. Il terreno su cui si trova il depuratore è di Tutela Ambientale Rile Tenore Arno, la gestione è invece affidata a Prealpi Servizi. Dalle carte emerge uno spaccato abbastanza preciso del ruolo di Tutela Ambiente: è una sorta di grande collettore, affidato a un fidatissimo del mullah, Filoni appunto, attraverso il quale affidare incarichi di vario genere a professionisti che stando agli inquirenti era lo stesso Caianiello a scegliere salvo poi farsi versare la decima, ovvero una parte del compenso ottenuto dal professionista di turno dopo essersi visto affidare l’incarico. Caianiello sembrerebbe interessarsi molto a Lonate, in particolare dopo averne perso il controllo in seguito all’arresto nel 2017 del sindaco Danilo Rivolta (da quell’inchiesta partirà il filone gallaratese dell’attuale indagine), spingendo affinchè venga realizzato, sempre in relazione al depuratore, un impianto per il trattamento dei fanghi. Dall’ordinanza non emerge chiaramente il perché di queste pressioni per realizzare l’impianto per l’essiccazione dei fanghi ma certo la realizzazione del progetto avrebbe necessariamente comportato l’affidamento di altri incarichi ad altri professionisti.

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