L’ultima parola del TAR: Consiglio illegittimo, Legnano deve andare al voto

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LEGNANO – Dal 25 marzo 2019 al 24 marzo di quest’anno: 365 giorni esatti di battaglia politica e giudiziaria a colpi di dimissioni e surroghe, di sentenze e ricorsi, in una sequenza di colpi di scena senza precedenti nella storia nazionale. Legnano ha vissuto un anno esatto sull’ottovolante della giustizia amministrativa, una giostra parallela al castello degli orrori svelato dal processo penale in corso a Busto Arsizio a carico di Fratus, Cozzi e Lazzarini. Mentre questo processo attende ancora la sentenza, il primo procedimento è giunto al capolinea: il TAR della Lombardia ha pubblicato martedì 24 la sentenza con cui ha accolto il ricorso presentato da 10 dei 13 consiglieri comunali dimissionari contro le procedure messe in atto dal Comune e dal difensore civico della Lombardia per mantenere comunque in piedi il Consiglio, fino all’arresto del sindaco e degli altri due membri della giunta avvenuto il 16 maggio.

«Potere sostitutivo straordinario in capo solo al Governo»

La sentenza firmata dal presidente della corte del TAR Domenico Giordano è fondata sul fatto che, «nel caso in esame, tanto l’intervento sostitutivo effettuato dal difensore civico regionale, che ha provveduto alla nomina di un commissario ad acta per procedere alla surroga, quanto il provvedimento di surroga adottato dal commissario, sono illegittimi, perché adottati in un ambito materiale – quale il funzionamento del Consiglio comunale – sottratto alla competenza regionale» dal momento che l’unico «potere sostitutivo straordinario è in capo al Governo» nazionale. Pertanto, la surroga (sostituzione) del primo consigliere dimissionario, Mattia Rolfi, disposta dal commissario nominato dal difensore civico regionale risulta «illegittima».

«I consiglieri non erano “assenti”, ma mancava già il quorum»

Una volta accertata l’illegittimità di tale surroga, i giudici amministrativi evidenziano «il difetto del quorum strutturale del Consiglio». In sostanza, in seguito alle dimissioni di Rolfi, seguite subito dopo da quelle di altri 12 consiglieri fra maggioranza e opposizione, «il Consiglio comunale non si è riunito per mera “assenza” di 12 consiglieri», come sostenuto dal centrodestra che intendeva tenerlo in vita, perché «tanto nel momento in cui è stato nominato il commissario (quello ad acta, non quello prefettizio ora in capo al Comune, nda), quanto al tempo dell’adozione, ad opera di quest’ultimo, del provvedimento di surroga – in sostituzione dell’organo di governo comunale – il Consiglio comunale era già privo del suo quorum strutturale». Ne deriva che «il potere di surroga è stato esercitato in modo illegittimo, perché riferito ai componenti di un organo collegiale privo del quorum strutturale». Vengono così le ragioni dei ricorrenti, sostenuti in giudizio dagli avvocati Michela Cerini, Alberto Fedeli, Valerio Onida e Barbara Randazzo. Rimane in piedi, a livello teorico, un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato; ma la strada per il ritorno alle urne dei cittadini è ormai spianata.

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