Magrini cala il tris Barcaro-Premazzi-Rovelli, divide la Lega e lascia Forza Italia a secco

Da sinistra: Barcaro, Magrini, Premazzi e Rovelli

VARESE – «Sia chiaro, la Lega non c’è», ha tuonato Sergio Ghiringhelli consigliere leghista presente in qualità di auditore (auto invitato) alla conferenza stampa convocata da Magrini per presentare i nuovi consiglieri delegati. Una dichiarazione quella del leghista netta e pronunciata nel momento in cui la stampa ha chiesto ad Alberto Barcaro se “la sua presenza nella giunta Magrini andava pesata come rappresentanza di partito”. Insomma, nella squadra del nuovo presidente della Provincia c’è un leghista (messo alla porta dal segretario provinciale Cassani), ma non la Lega.

Lega divisa e Forza Italia a bocca asciutta

Niente frizioni, ma aria tesa questa mattina (lunedì 27 marzo) nella sala Neoclassica di Villa Recalcati per la presentazione ufficiale delle new entry in giunta. Tre nomi: Alberto Barcaro, che seguirà la Protezione civile; Marina Paola Rovelli a Turismo e Piste ciclabili e Mattia Premazzi a Bilancio e Patrimoniale. Magrini riposiziona l’asse politico della squadra fino a questo momento sbilanciato a sinistra e, dal suo punto di vista, mette in scacco i partiti. O meglio, di certo la Lega (con Ghiringhelli a fare da pit bull durante la presentazione) che sulla questione è divisa (non tutta la militanza sarebbe in linea con il provinciale) e Forza Italia che a questo punto è l’unica forza di partito esclusa da tutto.

Presidente di tutti e l’ho dimostrato

«La mia non è mai stata una candidatura contro qualcuno e ora che sono presidente credo di averlo dimostrato nell’assegnazione delle deleghe – ha spiegato Magrini – Ho sempre voluto una squadra allargata a tutte le forze presenti in consiglio. Ho aperto a tutti e ho dato un ruolo a chi ha risposto a questa apertura. Il mio ragionamento non è sui partiti, ma sulle persone che sono in grado di portare avanti progetti». Su Premazzi, Rovelli e Barcaro. «Tre persone che conosco molto bene sia sotto il profilo umano che di competenze. Con tutti e tre ho avuto modo di lavorare insieme».

Premazzi: «Non siamo voltagabbana»

Mattia Premazzi: «Abbiamo costituito il gruppo Eupolis e siamo punto di riferimento degli amministratori civici. Garantiamo dialogo e collaborazione con un presidente che non è espressione del centrosinistra, perché molti amministratori del centrodestra l’hanno votato. Lui stesso ha garantito che il suo mandato sarà civico e aperto anche tutti e due gli schieramenti. Anche quello di centrodestra. Gli amministratori del centrodestra si sentono un po’ lasciati soli da uno schieramento che non ha voluto giocare la partita delle deleghe provinciali per mettere in campo un’amministrazione capace di governare».

Rovelli, anello di congiunzione

Marina Rovelli ha spiegato: «Accettando la delega ci siamo assunti la responsabilità politica di tutti quegli amministratori che non hanno una bandiera partitica e il nostro primo compito è ascoltare. Le piste ciclabili, deleghe di mie competenza, mi permette di fare un paragone con l’amministrazione provinciale: tutto funziona se sapremo fare rete ed essere anello di collegamento tra i due schieramenti e trovare soluzioni».

Magrini, Barcaro e la Lega

Il rapporto tra il presidente della Provincia e il Carroccio è certamente l’aspetto politico più interessante in questo avvio di mandato provinciale. Alla luce di quanto accaduto si potrebbe dire che Magrini ha un dialogo aperto con tutti i livelli alti della Lega, tranne che con il provinciale. In queste prime settimane da presidente (ed è stato lui stesso a snocciolare gli incontri) ha parlato con il governatore Fontana, con il ministro Giancarlo Giorgetti e avuto interlocuzioni con il sottosegretario Molteni e il deputato Stefano Candiani per lo spaccio nei boschi. Manca Cassani. «Non è vero – spiega Magrini – Cassani è stato il primo che ho incontrato da presidente e gli ho spiegato la mia volontà di apertura. Lui mi ha detto di non essere interessato e che la Lega non avrebbe accettato deleghe. Io credo che una visione politicamente più ampia da parte dei partiti di centrodestra ci poteva stare».

C’è un leghista ma non la Lega

Barcaro vorrebbe, ma non può dribblare le spiegazioni sulla sua scelta. «Dalla Lega non ho avuto comunicazioni ufficiali. Posso però dire che io sono della Lega, sono dentro al gruppo Lega e sono capogruppo in consiglio a Somma. Se il partito prenderà provvedimenti li accetterò. Non voglio entrare nei particolari, lascio le valutazioni a chi era presente nell’ultimo e unico direttivo fatto nella sede di Cazzago. Perché ho accettato? Per rispondere a un dovere morale».

E poi mette sul tavolo il caso Lodi, «non per dire che Cassani stia sbagliando, ma per dimostrare che in un’altra provincia il comportamento è stato differente». E spiega: «Per la Provincia di Lodi, al voto due anni, ha vinto il candidato del centrosinistra e a quel punto tutto il centrodestra ha appoggiato il nuovo presidente. Questo non è un Ente politico e ha bisogno di tutte le migliori energie per essere amministrato».

Il Ghiro mica dorme

Il Ghiro ci prova anche se non è il suo turno: borbotta, scuote la testa e mette a segno la zampata anche se la conferenza stampa è “dell’amministrazione” e poi rimane lì, ombroso e silenzioso ad ascoltare fino all’ultima parola. E solo alla fine svuota il sacco: «Come ho detto prima la Lega non c’è, anche se Barcaro ha accettato le deleghe. Una scelta personale. Detto ciò, in tutti questi anni ne ho viste di tutti i colori, ma una roba così non l’avrei mai immaginata. Ogni volta che si parla di territorio e di civismo bisogna guardarsi alle spalle. Su chi non rispetta la linea, la Lega si è già espressa. E se non verranno presi provvedimenti nei confronti di chi ha fatto scelte personali a questo punto lascerò la politica. Non la Lega, perché continuerò a essere leghista senza più fare politica però».