Malerba, il grande escluso: «Guido Bonoldi è la bandiera dei moderati»

Varese stefano malerba lavoriamo per varese

VARESE – I moderati che stanno con Davide Galimberti sotto il “tetto” di Lavoriamo per Varese hanno un “padre”, che è Stefano Malerba. E un “figlio”, Guido Bonoldi, che l’ha superato in termini di preferenze personali ed “escluso” dal consiglio comunale. L’ex presidente del Molina, infatti, come anche Nicoletta San Martino, ha “pescato” nel medesimo bacino di voti di Malerba, ovvero Comunione e Liberazione.  «Ma io sono un uomo che viene dal rugby – ricorda il presidente del consiglio comunale uscente – e quindi non è importante chi segna la meta, ma il lavoro di squadra per arrivare oltre la linea a segnare il punto». Meta che, guardando il risultato elettorale, è stata messa a segno: doppio consigliere se vince Galimberti e probabile (molto probabile) assessore.

Stefano Malerba, lei ha “cucito” la lista Lavoriamo per Varese. Ma se si guarda il risultato verrebbe da dire che il “vestito” non l’ha confezionato a sua misura. Deluso? 
«Tutt’altro. La lista ha raggiunto l’obiettivo fissato, che era il 5 per cento. E se aggiungiamo anche i voti di Praticittà abbiamo ottenuto un grande risultato. Certo, l’astensionismo ci ha penalizzato, poiché abbiamo sfiorato la vittoria al primo turno. Ma chi è venuto a votare ha premiato l’attività amministrativa di Davide Galimberti».

D’accordo, ma lei è rimasto fuori dal consiglio. Quindi? 
«Vero. Io sono rimasto fuori ma la nostra lista, se vince Galimberti, porterà due consiglieri. Ovvero Guido Bonoldi e Nicoletta San Martino, che hanno ottenuto un ottimo risultato. Se avessi pensato alla mia posizione non avrei lavorato per la loro candidatura. Ma credo che la nostra lista abbia dato un segnale importante: conta la squadra e non i singoli. E un buon amministratore delegato fa bene il suo lavoro, se il team che ha a disposizione è fatto di persone e sa far fruttare le loro competenze».

Insomma, ci sta dicendo che si è ritagliato un altro ruolo, quello del “regista”. E’ così? 
«Quello che sto dicendo è che la politica di oggi, da Berlusconi in poi, vive di troppi personalismi. Non la nostra lista: Lavoriamo per Varese è un progetto di lungo termine. Non è nato in funzione di queste elezioni e l’obiettivo è creare una convergenza tra i moderati oggi divisi».

Ovunque la si giri, in questa partita elettorale i moderati “saltano fuori” nei discorsi di tutti. Il loro peso politico, se si sommano i voti (al di là degli schieramenti), è molto alto. Però la realtà dice che un po’ stanno da una parte e un po’ dall’altra. E nemmeno sotto la medesima insegna politica. Quando si potrà parlare di “moderati” al centro?
«Quando al centro dell’azione politica verrà messo il bene comune e non, come accada ora, le “rendite” personali o dei propri orticelli. Per farlo, però, ci vuole coraggio».

Le stesse cose che dicono anche i moderati di centrodestra. Ma così si rimane sempre al campo delle cento pertiche. 
«Io vedo che in questo giro amministrativo anche da quella parte emerge un voto moderato che dice: “Basta estremismi”. Vediamo cosa succede quando le bocce saranno ferme».

Intanto però la partita è aperta e in buona parte si gioca su quei mille voti che Galimberti ha incassato fuori dalla coalizione. Un pacchetto che arriva dal centrodestra e che, dicono tutti gli analisti, in particolare dall’area di Cl. Lei è molto vicino a Comunione e Liberazione, concorda?
«Io concordo sul fatto che quei mille voti in più hanno rappresentato un segnale forte. E che il nostro progetto, lo ripeto, è creare una convergenza dell’elettorato di cui abbiamo parlato qui sopra».

E’ per questo motivo che Guido Bonoldi, anche sulla spinta delle preferenze, sarà assessore? 
«Questo sinceramente non lo so. In questo momento pensiamo a vincere».

Allora ci faccia capire: perché un cattolico dovrebbe preferire Galimberti leader della coalizione di centrosinistra a Bianchi, il più moderato tra i leghisti?
«Cito solo due motivi. Il primo è perché la Lega ci ha consegnato una città molto simile al villaggio di Asterix: rinchiusa su stessa. Dopo cinque anni di buona amministrazione non dobbiamo tornare a quel punto, ma proseguire sul percorso avviato. Il secondo è perché uno dei temi sarà il rapporto con Milano e i collegamenti tra il capoluogo di regione e la Città Giardino. Avere un sindaco in sintonia con il primo cittadino milanese potrebbe rendere più facile il dialogo e lo sviluppo di Varese in tal senso».