Una città di mattoni. A Malpensa la sorprendente installazione di Mezzadri 

Malpensa città mattoni mezzadri

MALPENSA –  È stata inaugurata oggi alla presenza degli assessori alla Cultura di Milano, Tommaso Sacchi, e di Regione Lombardia, Stefano Bruno Galli, “Rethink the city”, mostra di Matteo Mezzadri inserita nel contesto del contenitore “Orizzonte degli eventi”. Il progetto, a cura di Matteo Pacini, prevede un ciclo di mostre su tematiche ambientali e urbane pensate per la Soglia Magica di Milano Malpensa, sorprendente spazio espositivo che rompe la continuità architettonica aeroportuale alla Porta di Milano.

Si tratta di una installazione site-specific di grande effetto, costituita da 6000 laterizi forati che riproducono lo skyline di una città immaginaria, realizzata dall’artista parmense Matteo Mezzadri, in concomitanza con una analoga realizzazione che lo vedrà protagonista alla Biennale di Venezia 2022.

L’inaugurazione 

«È la prima volta che alla Porta di Milano ospitiamo un’installazione site-specific di così grande effetto – afferma Michaela Castelli, Presidente SEA – Una serie di mattoncini che danno vita a una città, come se fosse la prima destinazione raggiunta all’aeroporto di Malpensa, ancora prima di partire. Ci siamo impegnati in questi anni per offrire ai passeggeri e alla comunità aeroportuale il bello dell’arte scegliendo sempre la qualità e diversificando il messaggio perché crediamo nell’importanza delle emozioni. Il nostro spazio espositivo della Porta di Milano del Terminal 1 è un consolidato punto di riferimento per i passeggeri e per il mondo artistico».

Subito dopo è intervenuto l’assessore regionale Stefano Bruno Galli: «La Porta di Milano è uno sfruttamento intelligente di uno spazio: si offre un’opportunità di riflessione e di pensiero a chi passa da qui». 

Luciano Bolzoni, responsabile di Arts and Cultural Projects di Sea, ha ricordato che dal 2012 sono stati organizzati 100 eventi, di cui 15 alla Porta di Milano, «per i milioni di passeggeri che transitano da qui e per le migliaia di “abitanti” dell’aeroporto che ci chiedono quando sarà il prossimo». 

Malpensa città mattoni mezzadri

L’installazione 

In astronomia, l’Orizzonte degli eventi delimita la superficie di un buco nero, un confine immaginario di collegamento fra dimensioni parallele in cui passato, presente e futuro si sovrappongono. 

«Attraversando i corridoi di un aeroporto si ha la sensazione di seguire un automatismo, paragonabile al moto dei corpi celesti che si muovono nell’Universo come i viaggiatori seguono i percorsi prestabiliti verso le loro destinazioni – dichiara Matteo Pacini curatore e ideatore di Orizzonte degli Eventi. Lungo quella che potremmo definire la “galassia” aeroportuale di Malpensa, la Porta di Milano rompe la continuità architettonica e spaziale, catapultando il viaggiatore in un improvviso palcoscenico dal nero profondo. Questo spazio si offre come orizzonte degli eventi per infiniti spunti di riflessione sull’uomo e il suo stare al mondo trasformandosi da luogo di passaggio a contenitore di incontri e scambio, interazioni e approfondimento attraverso l’arte: un punto di vista privilegiato in cui passato e futuro si incontrano conquistando il presente». 

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Nel porsi domande sulle tante strade possibili per ripensare la città del futuro, Matteo Mezzadri dà forma alla sua visione con lo sguardo allenato di chi indaga da tempo i legami e la socialità, i conflitti tra l’individuale e il comunitario all’insegna di quella continua ricerca di convivenza fra opposti che lo spinge ad approfondire la poetica dei luoghi in relazione alle dinamiche umane. 

In tutte le epoche, l’uomo ha cercato di qualificare lo spazio abitato e dell’abitare con definizioni capaci di racchiuderne la molteplicità degli aspetti, il più delle volte nel tentativo di trovare risposte e soluzioni. Attraverso un progetto multidisciplinare, Mezzadri si concentra più sul “cosa” che sul “come” sarà la città del futuro e lo fa approfondendo il tema delle relazioni umane in tempi carichi di tensioni, in cui l’omologante globalizzazione si impone nel suo carattere più marginalizzante, accompagnata da fenomeni di segregazione razziale, etnica e di classe.

Antiche e moderne insieme, le sue città sono proiettate nel futuro e sospese nel tempo; Città minime le definisce, perché somma di tutti gli elementi possibili sintetizzati nell’essenzialità strutturale del mattone che diviene matrice, granitica unità di misura modulare e infinitamente riproducile su scale crescenti.

Con questa installazione, Matteo Mezzadri delinea il profilo di un futuro possibile utilizzando il vuoto come potenzialità costruttiva per appianare le disuguaglianze sociali, facendo leva su quell’aspirazione al miglioramento insita nell’essere umano che sta alla base della sua evoluzione e dà un senso al suo stare al mondo. 

Chi è Matteo Mezzadri 

Matteo Mezzadri (Parma, 1973) inizia il suo percorso artistico da autodidatta a metà degli anni Novanta. Dopo una laurea in Scienze politiche presso la facoltà di Bologna e un master in design della comunicazione al politecnico di Milano, si dedica completamente alla ricerca artistica e alla fotografia. Nel 2009, grazie a una collaborazione col gruppo di artisti Zimmerfrei e una residenza a New York, si avvicina alla video arte che diventa da subito uno strumento imprescindibile. La sua poetica in quegli anni si concentra sul concetto di Architettura dei legami, con una particolare attenzione alle grandi metropoli contemporanee e alle complesse dinamiche relazionali che le caratterizzano. Nel 2012 inizia la serie fotografica intitolata “le Città minime”, lavoro esposto per la prima volta al MIA di Milano e poi in numerose gallerie, musei e rassegne in Italia e all’estero, come la prestigiosa European Month of Photography di Bratislava nel 2014. La serie fotografica riceverà diversi premi e riconoscimenti, tra i quali il Sony World Photography Awards della WPO di Londra sempre nel 2014. Nel 2016 viene invitato dal comitato scientifico di Mantova Architettura a realizzare la prima installazione monumentale delle “Città minime” presso La Casa del Mantegna (MN). Sempre al 2016 risale l’incontro con la galleria Artantide e il curatore Sandro Orlandi Stagl, grazie al quale parteciperà all’edizione italiana della biennale Italia-Cina, presso l’Arca di Vercelli e, successivamente, all’edizione cinese della stessa biennale presso il Plastic Cultural Park di Pechino. Nel 2022 viene invitato dal Padiglione Nazionale del Camerun a realizzare una grande installazione per la 59° Biennale d’arte di Venezia.

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