Legambiente: «La battaglia per fermare la ferrovia T2-Gallarate non è ancora persa»

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MALPENSA – «Legambiente rimane in campo accanto ai Comuni e continuerà a richiedere l’annullamento del collegamento ferroviario Malpensa T2 – Linea del Sempione». L’associazione di Gallarate del Cigno Verde, non arretra di un millimetro e torna a gamba tesa sul progetto della posa dei binari nella brughiera – soprattutto – di Casorate Sempione e Cardano al Campo (il tracciato in rosso nella foto). E anzi, dopo i recenti sviluppi che hanno chiamato fuori anche il Parco del Ticino, con l’accordo raggiunto con Regione Lombardia sulle compensazioni ambientali, si ritiene «soddisfatta del giudizio conclusivo del Tar», che aveva respinto il ricorso presentato dagli ambientalisti non perché «perso ma perché improcedibile». Ma di questo se ne riparlerà a gennaio, quando sarà forse attivo un nuovo Provvedimento autorizzatorio. «Fino ad allora, Trenord non potrà fare nulla».

Lo scopo: «La crescita del traffico passeggeri»

Il Tar ha dimostrato che il Consiglio dei ministri e Regione Lombardia «a volte lavorano nel torto», specifica Legambiente. Eppure molti sono stati gli interventi pubblici favorevoli ad un’opera «che ha come unico scopo la crescita del traffico di Malpensa». E solo traffico passeggeri, s’intende. Sì, perché «non solo non c’è, ma neppure è previsto, uno spazio adatto a ricevere le merci all’interno del sedime». Ma con una precisazione: «Su qualsiasi opera fornisca utilità, siamo tutti d’accordo. Ma, se si genera uno e se l’uno costa dieci, è evidente che la decisione conclusiva dovrà tenerne conto».

Una «contraddizione ecologica»

Per l’associazione, «siamo in una fase storica di grande confusione». Al punto che non parla di transizione ecologica, ma sembra di essere entrati nella «contraddizione ecologica». L’aereo è un mezzo di trasporto «molto inquinante e in futuro si dovrà limitare questo tipo di mobilità». Tuttavia, in provincia di Varese, oggi, «non si parla affatto di nuovi modelli di sviluppo, effettivamente basati sul rispetto dell’ambiente». Al contrario, «si continua invece a proclamare la necessità di volare, a ritenere Malpensa l’unico nostro fattore di sviluppo, trainante ed essenziale per vivere. Del nuovo non c’è traccia, soprattutto non si parla mai dei costi da sostenere per realizzare nuove infrastrutture e di chi, suo malgrado, li pagherà. E’ questo il rispetto per le nuove generazioni?».

L’analisi costi/benefici

Legambiente parte da un punto fermo: «Dire “ferrovia” non vuol dire automaticamente “ecocompatibilità”, ma in questo caso anche le ragioni economiche impongono un ripensamento». Oltre all’osservazione che il collegamento ferroviario «è pensato in un’area fortemente antropizzata, dove la nuova infrastruttura peggiorerà la qualità della vita degli abitanti e male inciderà sulla mobilità complessiva», secondo l’Analisi costi/benefici i costi di realizzazione «non saranno recuperati, mentre i costi di esercizio non saranno coperti integralmente».
Ma c’è dell’altro. La stessa analisi «non calcola i servizi ecosistemici, generati oggi da un’area verde che sarà gravemente compromessa». E inoltre «non menziona la prescrizione del decreto per la realizzazione di una fascia forestale protettiva attorno all’aeroporto, sia per la produzione di ossigeno, sia per l’assorbimento al suolo dell’inquinamento atmosferico e acustico generato dai sorvoli». E ancora, «la perdita di posti di lavoro e attività nelle scuderie di Casorate: conseguenza inevitabile per impoverimento e svilimento dell’area naturale». A questi si aggiungono «i costi sostenuti privatamente dalla popolazione per la viabilità locale durante la fase di cantiere. E altro ancora. Come si vede, le contrarietà sono tante».

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