Le reazioni dopo la firma: tutti i “No” al Masterplan di Malpensa

Malpensa Nuovo Masterplan quarto satellite

MALPENSA – La firma al protocollo d’intesa del Masterplan di Malpensa non è di certo passata inosservata al territorio. In tempo zero, infatti, si è alzata l’onda dei “No”. Delusioni, timori e prese di posizione avverse alle trattative portate avanti dai nove sindaci del Cuv. Ad alzare la voce sono associazioni, ambientalisti, comitati e minoranze politiche che fin dall’inizio si sono opposti al piano espansionistico del sedime aeroportuale. E che ora tornano a manifestare le loro preoccupazioni su quanto effettivamente avverrà. Ad allarmare è il futuro della brughiera: quei 44 ettari che verranno sacrificati per concedere l’ampliamento a sud della Cargo City. Lo stesso vale per il fattore inquinamento acustico, in particolare per i voli notturni.
Di contro, il Cuv in una nota ha riassunto i punti principali delle discussioni che hanno portato alla sigla. Con la garanzia che vigilerà affinché tutto quello che è stato pattuito avvenga.

Viva Via Gaggio

Per l’associazione Viva Via Gaggio «l’accordo rappresenta uno dei punti più bassi della storia di Malpensa». Questo perché «ci sembra di essere tornati al 1999, quando si scrissero una lunga serie di impegni, senza poi realizzarne nessuno». L’impegno è di «continuare a chiedere ciò che è giusto per salvaguardare la brughiera». La firma, insomma, «non segna la conclusione della nostra battaglia». Nel frattempo, dicono, «rimaniamo in attesa di leggere tutte le parti dell’accordo, comprese quelle relative alle opere infrastrutturali promesse da Regione Lombardia. Anche perché vorremmo capire se giuridicamente questo accordo può modificare il Masterplan in corso d’opera, oppure se l’iter oggi previsto dovrà essere annullato e si dovrà ricominciare da capo, visto che sono state inserite opere viabilistiche oggi non previste e non valutate nel loro impatto ambientale».

Unicomal

Anche i comitati hanno alzato la voce. È il caso di Unicomal: «Molte parole sono state usate per motivare la scelta di espandere il sedime aereoportuale della Cargo City su 44 ettari di brughiera, unica nel suo genere in Italia e in Europa per biodiversità ed ecosistema. Strumentalmente si è parlato di sviluppo sostenibile, ambientale, mitigazione e compensazione, ripristino della brughiera, cessione di terreni in cambio della distruzione di un habitat unico: questi sono i termini usati dai politicanti di turno, abusati anche da chi e da chi fa profitti economici leciti e illeciti su Malpensa come dimostrano le inchieste della Dda di Milano sulle infiltrazioni mafiose in alcuni di questi Comuni». La richiesta è rivolta «alle massime cariche istituzionali, deputate a decidere sul Masterplan 2035 nell’interesse di tutti i cittadini: usare e attuare quel buonsenso tanto sbandierato da Regione ma non applicato tra gli schiamazzi di alcuni politicanti non hanno mai portato avanti l’interesse dei cittadini».

Il Cor2

Per il Cor2, invece, si tratta di «un compromesso al ribasso, fondato sulla promessa di Sea di compensazioni e mitigazioni venali, non presenti nel Sia, quindi tutte da verificare nella loro effettiva attuazione». Una logica, quindi, «contraria agli interessi delle popolazioni dei comuni del Cuv in quanto non rappresenta una garanzia per la loro salute e per la qualità dello svolgimento della loro vita quotidiana, né tantomeno per la crescita del valore sociale, culturale, economico».
L’architetto sommese Jimmy Pasin rincara la dose e ironizza sugli impegni presi nell’accordo, considerati di fatto troppo generici. Tra questi, il cofinanziamento di 25milioni di euro: «L’impegno massimo di spesa di Sea da qui al 2035 è di circa 2milioni di euro all’anno per un territorio di nove Comuni».

Casorate Aperta

Dal fronte istituzionale, la minoranza Casorate Aperta (Casorate Sempione): «Ricordatevi il 6 giugno 2022, data storica nella quale, per la prima volta, i comuni del Cuv hanno dato il via libera all’ennesimo progetto devastante per il nostro territorio. Ricordatevi di questo ennesimo schiaffo inflitto a noi cittadini e alle generazioni future che dovranno vivere in un territorio martoriato da opere senza senso per il guadagno di pochi». E ancora: «Il nostro polmone verde è stato barattato per ricevere in cambio il nulla. Nessun impegno di spesa è stato preso, l’accordo firmato dai nostri sindaci non riporta impegni formali, economici e temporali, sono le solite promesse vuote. Basti pensare che la riforestazione dovuta sempre da Sea oltre 20 anni fa per la costruzione dell’attuale Terminal 1 e Cargo City, non è mai stata compiuta».

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