Margaret Reyes, la leghista che viene dal Perù: «Immigrazione, ha ragione Salvini»

Varese Margaret reyes

VARESE – Più leghista di tanti leghisti nostrani. Margaret Reyes è in Lega da sempre. O meglio, da quando ha lasciato il Perù, dove è nata e vissuta fino all’età di 18 anni, per raggiungere la mamma e venire a vivere e lavorare a Varese. Da Lima alle pendici del Sacro Monte, che non è esattamente alto e misterioso come Machu Picchu, «ma è bellissimo ed è il posto che più amo di questa città».

Dieci anni di permessi di soggiorno da rinnovare ogni volta, dieci anni di contratti a tempo determinato, e di lavori anche umili. E tre anni di attesa per avere la cittadinanza italiana. In tutto questo tempo Margaret Reyes ha abbinato al lavoro lo studio, senza dimenticare l’impegno politico in Lega: anche qui la candidatura a consigliere comunale, nella lista del Carroccio a sostegno di Matteo Bianchi, arriva dopo anni di gavetta in sezione, ai gazebo e nelle campagne elettorali di Attilio Fontana, Emanuele Monti e Francesca Brianza.

Margaret Reyes, lei ha vissuto sulla sua pelle le difficoltà di un cittadino immigrato. Eppure milita nella Lega, un partito che sull’immigrazione ha posizioni radicali. Sembra quasi una contraddizione, non crede? 
«E’ stata una scelta di coerenza con i miei principi. Io sono per il rispetto delle regole. E credo che quando una persona straniera sceglie di vivere in un altro Paese la prima cosa che deve fare è conoscere e rispettare le regole di chi ti ha accolto. E’ questo che dice la Lega ed è per questo che mi sento leghista».

D’accordo, ma non si sente a disagio a fronte di alcune prese di posizione quando di mezzo ci sono drammi umani?
«Ci sono situazioni che umanamente mi toccano. Ma la storia parla chiaro: io sono arrivata in Italia, ho scelto di vivere e lavorare a Varese. E mi sono anche impegnata a migliorare quella che oggi è la mia città. Non ho mai cercato scorciatoie e ho sempre affrontato tutte le difficoltà. Partendo da zero e rispettando le regole, complicate da applicare: per diventare cittadina italiana sono serviti anni e sacrifici. Non mi sembra che la Lega sia contro l’immigrazione. Anzi».

Quali altri temi, oltre al rispetto delle regole e la politica sull’immigrazione, la fanno sentire leghista?
«Sicurezza e lotta al degrado. Due argomenti in cui la Lega crede e che sono di stretta attualità anche a Varese. Vivo qui da quando ho diciotto anni e ultimamente è molto peggiorata da questo punto di vista. Per quanto riguarda la lotta al degrado ricordo una mia recente battaglia su un edificio abbandonato nel quartiere di cui sono consigliera. All’inizio nessuno mi ha ascoltato, ma io non mi sono arresa e alla fine è stato abbattuto. Purtroppo però quello non è l’unico esempio di abbandono in città».

Lei dice di essere ormai varesina. Per scelta o per l’inattesa piega degli eventi che hanno caratterizzato i suoi anni in Italia? 
«Per scelta. Sono arrivata per raggiungere mia mamma e insieme alle mie sorelle. In Italia ci sono anche altri miei parenti che si sono spostati a Milano. Varese mi è subito piaciuta. Qui ho deciso di vivere, lavoro e sto portando a termini gli studi all’Università dell’Insubria. Perché voglio avere una carta in più per poter partecipare ai concorsi, visto che lavoro nel pubblico e il mio obiettivo è quello di migliorami sempre».

Margaret Reyes, “testiamo” la sua fede la leghista: lei sa chi è Umberto Bossi per la Lega?
«Certo, senza Bossi non ci sarebbe la Lega. Ma oggi c’è Matteo Salvini, che è riuscito a fare della Lega un partito nazionale. Un’idea che mi piace e mi fa sentire ancor più leghista».