Materie prime, rincari folli: «Ripresa a rischio». Politica e imprese, appello all’UE

BRUXELLES – La “tempesta perfetta” sulle materie prime mette a rischio la ripresa economica. Politica e imprese a rapporto su uno dei temi economici più delicati del momento, nel webinar organizzato dall’europarlamentare della Lega Isabella Tovaglieri. «La carenza delle materie prime è un tema trasversale che tocca diversi settori e che rischia di compromettere la ripresa economica del nostro territorio» ricorda l’esponente bustocca del Carroccio, che ha moderato il dibattito dal suo ufficio di Bruxelles. «È un problema globale su cui ci giochiamo il futuro – sottolinea l’assessore allo sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi – l’Europa deve fare squadra per affrontarlo».

Il problema

«Sono tre i fattori che hanno provocato» questa “tempesta perfetta”, come ha spiegato l’onorevole Tovaglieri. «La Cina che ha fatto incetta di scorte durante la pandemia, quando i prezzi erano crollati del 20-30%, l’aumento esponenziale dei costi di trasporto e i driver della transizione green e digitale che sono destinati a determinare un aumento della domanda di alcune tipologie di materie prime che l’Europa attualmente non ha a disposizione». Ecco perché è bene tenere i riflettori ben accesi su un problema che «parte dalle filiere ma arriva a toccare il singolo individuo», con l’inflazione che potrebbe tornare a galoppare, e che si riflette sull’immediato ma anche sul medio e lungo periodo. Ponendo una sfida all’Europa, chiamata a «giocare un ruolo di leader in termini di politica industriale».

L’esperto

«L’unica certezza è l’incertezza» ammette Federico Caniato, docente di gestione delle supply chain al Politecnico di Milano. «La tempesta perfetta è la combinazione di tanti fattori, alcuni di breve e altri di lungo periodo, con la pandemia che ha acuito tensioni e problemi che già c’erano. Oggi fare previsioni non si può, di certo per le imprese monitorare, gestire e diversificare il rischio deve diventare la norma». I rincari di certi materiali sono impressionanti. Più 150% per il ferro, più 45% per il rame, più 29% per il petrolio, più 10% per il cemento. Ma anche un aumento dei costi dei noli marittimi che oscilla tra il 30 e il 700%.

Le preoccupazioni delle imprese

«Per le imprese della provincia di Varese che esportano più del 40%, il rischio è di vederci sostituiti da clienti extra-UE più vicini ai mercati di sbocco» fa notare Roberto Grassi, presidente dell’Unione Industriali di Varese. Che va subito al sodo e lancia un appello alla politica: «La plastic tax non ha niente di ambientalista, va semplicemente abolita». Il presidente di Confartigianato Imprese Varese Davide Galli invoca la «collaborazione di filiera per tutelare tutto il percorso del prodotto dalla materia prima al prodotto finito» ma anche un cambio di paradigma, più manifattura e meno finanza, più economia reale, meno egoismo d’impresa per creare catene del valore». Il presidente dei costruttori di ANCE Varese, Massimo Colombo, teme addirittura il rischio di un «blocco generalizzato dei cantieri in corso e di quelli attivati con i fondi del PNRR» e chiede la «revisione dei prezzi per rinegoziare le commesse» delle opere pubbliche. Il presidente della Camera di Commercio di Varese Fabio Lunghi chiama «l’Unione Europea ad un ruolo strategico. Dobbiamo essere capaci di farci valere: senza fare dietrologie, casualmente la Cina era pronta prima di noi».

Le risposte della politica

«I paesi occidentali nella loro interezza si sono scoperti fragili – rimarca il senatore del PD Alessandro Alfieri – servono scelte strategiche di politica industriale che incrocino i grandi temi della transizione digitale ed ecologica. Su 30 materie prime strategiche, solo 5 le compriamo in Europa. Ecco che serve un «assetto geopolitico alternativo a quello della Cina, in alleanza con gli altri Paesi europei e gli USA». Per il deputato della Lega Dario Galli «la congiuntura pandemica ha il suo peso, ma occorre riflettere su quanto successo negli ultimi anni: sostituire un fornitore tedesco o uno lombardo con uno a 12mila chilometri di distanza solo perché costa meno, ora fa la differenza». Anche il senatore del Carroccio Stefano Candiani è convinto che il fenomeno a cui stiamo assistendo «non è solo figlio della pandemia, ma anche di condizioni già appalesate in passato: la mancanza di competitività non è colpa delle imprese ma del sistema Paese, che nella sua struttura burocratica non supporta le imprese».

Materie prime alle stelle, Tovaglieri (Lega): «Preoccupante. L’Europa intervenga»

materie prime tovaglieri europa – MALPENSA24