Mattia Frapporti: “Per ora mi diverto con il drone”

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Mattia Frapporti, ventisei anni il prossimo 2 luglio, è un altro dei professionisti che vivono nella provincia di Brescia, una delle più colpite dalla pandemia Coronavirus. E’ passato tra i prof nel 2017 ed è sempre rimasto alla corte del “principe” Gianni Savio nell’Androni Giocattoli-Sidermec. Il ciclismo è un “vizio di famiglia” in casa Frapporti: Marco il più grande (ha appena compiuto trentacinque anni il 30 marzo) gareggia nella Vini Zabù KTM, la sorella Simona (31 anni), che quest’anno ha già vinto in Australia la quarta ed ultima tappa del Tour Down Under difende i colori della Be Pink. Mattia ha il diploma di operatore meccanico su macchine utensili, è nato a Gavardo, e vive con la compagna Sabrina a Idro, bellissimo paesino di meno di 2000 abitanti sul lago omonimo, in Valsabbia ai confini con il Trentino.

Come il Coronavirus ha cambiato le tue abitudini?
«Visto che non si può uscire in bicicletta per strada mi alleno come posso in casa. Non è la stessa cosa ovviamente, diciamo che serve per mantenere la forma, ma è un po’ come se fossimo ripartiti da zero visto il tempo che non ci alleniamo più regolarmente. Seguo la tabella del preparatore e faccio i rulli alternando i vari lavori, e poi faccio esercizi vari di allenamento come il core stability e altri, il tutto per massimo due ore, due ore e mezza al giorno, sei giorni su sette. Sui rulli allenarsi è noioso, sto utilizzando la piattaforma zwift e avendo il rullo smart (all’interno ci sono dei sensori che misurano e inviano i dati dell’allenamento potenza, cadenza e velocità, ndr) l’allenamento è davvero molto realistico e quando la strada sale fai più fatica e quando fai la discesa va meglio e puoi recuperare. Ci divertiamo spesso ad allenarci insieme, naturalmente ognuno da casa sua, con mio fratello Marco e nostra sorella Simona, poi con altri professionisti come Colbrelli ed altri. E così parte la competizione e si fa ancora più fatica…».

Oltre agli allenamenti come passi la tua giornata?
«Non ho hobby particolari. Mi piacciono i videogiochi, l’Xbox, ma non sono un fissato. Mi piace molto di più dedicarmi alla fotografia che mi appassiona moltissimo, oppure mi metto nel giardino di casa e piloto il mio drone col quale faccio foto o video, vivendo sul Lago d’Idro ci sono bellissimi panorami da immortalare».

Mattia in questi brandelli di stagione agonistica ha disputato in Argentina a fine gennaio inizio febbraio la Vuelta a San Juan Internacional, e poi è riuscito a fare l’esordio in Italia il 16 febbraio in Liguria nel Trofeo Laigueglia. Poi tutto è stato stravolto.

«Dovevo fare le Strade Bianche e da lì poi c’era in ballo il posto in squadra per la Tirreno-Adriatico e le altre corse. Purtroppo tutto è saltato e praticamente da quando hanno ufficializzato lo stop ho staccato per una settimana e poi ho ripreso gli allenamenti. Sono uscito, da solo naturalmente, fino a quando noi professionisti potevamo farlo e devo dire che nella mia zona non ho avuto problemi. So che altri, ad esempio il mio compagno di squadra Belletti in Romagna ha avuto problemi per strada, con la gente che gli urlava contro e lo insultava. Per fortuna io non ho subito nulla di tutto questo: uscivo con la mia autorizzazione e non ho avuto problemi di sorta».

Normalmente per gli allenamenti dove vai e con chi li fai?
«Mi piace molto variare, fare le stesse strade mi annoia. In estate quando faccio distanze più lunghe e percorsi più impegnativi vado spesso sulle strade dove si corre il Tour of the Alps in Trentino. Ci troviamo spesso noi professionisti sul Lago di Garda e da lì partiamo per l’allenamento: c’è mio fratello Marco che parte da Peschiera, poi Colbrelli, Bisolti, i fratelli Cima, Scaroni, Mareczko e qualche altro».

Prima di iniziare la stagione avevi detto che il 2020 era l’anno cruciale per fare il salto di qualità, con in testa il sogno di esordire al Giro d’Italia. E adesso?
«Il mio sogno resta la corsa rosa. Ce l’ho e finché non si avvera non sono soddisfatto: è come avere un sassolino nella scarpa, fino a quando non lo togli senti che ti dà fastidio… Speriamo che si possa ripartire il più presto possibile e che il Giro venga disputato quando tutto sarà tornato nella normalità. Se ne sentono tante e tutti i giorni, io resto fiducioso e come si dice la speranza è l’ultima a morire. Quindi bisogna sperare che tutto vada bene e penso che questa estate noi in Italia saremo i primi a riprendere le corse, all’estero credo che sarà un po’ diverso perché l’emergenza Coronavirus è arrivata dopo. Per il resto questa stagione volevo provare ad alzare l’asticella, nel finale del 2019 sono andato abbastanza bene e mi piacerebbe puntare un po’ più in alto. Una vittoria? Firmerei subito.»

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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