Medicina, via i test di ingresso. Cardiologi a convegno: “Così avremo medici migliori”

Da Saint Vincent, dove si è aperto il congresso nazionale di cardiologia della Fondazione Iseni, l’appello del presidente della Federazione di cardiologia, professor Francesco Fedele

SAINT VINCENT – Nel mondo (e l’Italia non fa eccezione) si muore di più per patologie cardiovascolari che di cancro. E’ il dato che emerge a Saint Vincent, dove si sono aperti i lavori del settimo congresso nazionale di cardiologia “Le giornate del cuore”, organizzato dalla Fondazione Iseni y Nervi. E fra le patologie più diffuse c’è l’insufficienza cardiaca, condizione patologica che spesso è strascico di malattie cardiache più gravi. Francesco Fedele, Presidente della Federazione di Cardiologia e docente all’università La Sapienza, la definisce una epidemia che oltre a generare sofferenza, produce anche costi sociali enormi.

La medicina del futuro

La prevenzione resta la parola chiave: prevenire le patologie cardiache è possibile, con stili di vita corretti. Ma anche la tecnologia viene in aiuto: “Il futuro è negli smarphone, tablet e device che ormai fanno parte della nostra vita quotidiana – spiega il professor Fedele – è in via di sviluppo e di perfezionamento il controllo a distanza dei malati attraverso applicazioni che consentono di monitorarli e di prevenire l’aggravarsi della malattia”. In sostanza, con i device sarà possibile per il medico tenere monitorato a distanza il cuore dei propri pazienti, anticipando – grazie ai segnali che verranno inviati – l’aggravarsi di talune situazioni, o intervenendo tempestivamente. “Gli studi sono già in corso – assicura il professor Fedele – ma bisognerà creare piattaforme efficienti e affidabili”.

L’accesso all’Università

E’ la medicina del futuro, che passa anche attraverso una profonda revisione delle regole di accesso all’università. Tema molto caldo quest’ultimo, sul quale Francesco Fedele ha una posizione netta: “Il numero chiuso non ha senso e non funziona. Vedo molti studenti universitari al quarto anno di medicina che non saranno mai dei buoni medici. Non si può affidare a un test il compito di valutare uno studente, garantendogli il diritto di diventare un medico. Deve essere il percorso universitario, soprattutto durante il primo anno di studi, a stabilire se uno studente ha le capacità o meno per studiare, apprendere ed esercitare questa professione”.
Una posizione condivisa da molti, qui a Saint Vincent, soprattutto di fronte al fabbisogno di medici a livello nazionale e alle nuove frontiere della medicina del futuro.

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