Melarido unisce i teatri indignati: «Nessun aiuto per i danni del Covid-19»

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GALLARATE – «Quello che ci hanno proposto è allucinante: in pratica dobbiamo chiedere dei prestiti che però hanno limiti pazzeschi. Senza contare che ci vorranno mesi: anche ammettendo di poterne avere uno, se supera i 25mila euro deve passare dall’Europa, richiedendo un dedalo burocratico e tempi biblici». A parlare è Rosanna Bergonzi di Melarido, società che gestisce a Gallarate i teatri Condominio e Del Popolo e si è fatta centro di raccolta del malcontento di tante sale d’Italia. Nel mirino ci sono i provvedimenti del Governo per fronteggiare i danni economici dell’emergenza coronavirus: la protesta annunciata oggi prenderà la forma di un comunicato collettivo che verrà reso pubblico la prossima settimana.

Distanze di sicurezza e investimenti per la stagione

«I teatri sono stati i primi a chiudere e, con tutta probabilità, saranno gli ultimi a riaprire. Molti, che non hanno una capienza enorme, e sempre ammesso che si possa ricominciare il 4 maggio, non sarebbero in grado di creare la distanza di sicurezza», ha esordito Bergonzi. «Ogni gestore, a inizio stagione, quindi a ottobre dell’anno precedente, sceglie gli spettacoli in base al calcolo di quante persone potrebbero gradire ogni proposta: per esempio, se prendo una commedia brillante con bravi attori e costa 10mila euro, e ho previsto che possono intervenire almeno 500 spettatori, nel momento in cui ne faccio entrare solo 100 è chiaro che sono già in perdita, perché non solo non ho coperto il cachet ma neanche i costi organizzativi (manutenzioni, utenze, tecnici, maschere, etc.)».

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Rosanna Bergonzi e Marco Negri (quarto da destra) di Melarido alla presentazione a settembre della stagione 2019/2020 del Teatro Condominio e del Teatro del Popolo

Non esistono risarcimenti o coperture

«Quindi, oltre al danno dell’investimento iniziale che tutti i teatri compiono – perché la tempistica è questa, la stagione viene decisa l’anno prima e si deve onorare il contratto e il pagamento – è arrivata anche la beffa. Senza farne un discorso politico, perché la cultura non deve mai avere alcuna bandiera, però è allucinante: ci hanno proposto di fare dei prestiti, non esiste una sorta di risarcimento, di copertura a fondo perduto come ad esempio succede in Germania. E se hai fatto un mutuo per una casa, e magari non hai pagato una rata perché siamo fermi da febbraio, automaticamente la banca non ti dà il prestito. A ciò si aggiunge che sono saltati ovunque gli affitti, che hanno sempre aiutato i teatri a raggranellare a fine stagione le cifre per pagare le tasse, molto alte perché la gestione è costosa».

Non si può uccidere il teatro

«Ho sentito molti colleghi in ogni regione d’Italia: siamo tutti molto indignati per questa presa in giro galattica. Ovviamente ognuno ha dei grossi problemi perché, proprio a fronte delle decine di migliaia, se non centinaia, di euro che abbiamo messo tutti a ottobre, non abbiamo nessun aiuto. Sia noi, media impresa che gestisce alcuni teatri in Lombardia, che altri abbiamo scritto al ministero dei Beni culturali perché nei vari annunci si era detto che sarebbe stato destinato un fondo ai teatri; non ho però ricevuto risposte. Abbiamo allora deciso di raccogliere la voce, e la preoccupazione, di tanti teatri italiani, e scrivere ai politici di tutti i partiti per sollevare magari un minimo di attenzione. Contatteremo i quotidiani delle diverse regioni e cercheremo di sensibilizzare anche le trasmissioni televisive perché a Roma non rispondono né al telefono né alle mail, a nulla. È vero che tutti i settori sono nelle nostre condizioni, ma tante categorie sono rimaste un po’ deluse da queste proposte dello Stato. Non si può uccidere il teatro. La cultura è cibo per ogni persona, non mangiamo solo alimentari; è importante e, visto che dovrebbe esistere qualcuno che se ne occupa, speriamo che ci diano più ascolto».

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