La difesa: «Comi da assolvere. Vittima del potere di Caianiello: non ha commesso reati»

L'avvocato di Lara Comi Gian Piero Biancolella

MILANO – Udienza odierna, 29 maggio, a Milano per il processo Mensa dei poveri: «La verità è che il procedimento a carico della mia assistita si sarebbe dovuto interrompere davanti agli interrogatori di Teresa Bergamaschi». Non è affatto tenero l’attacco della discussione dell’avvocato Gian Piero Biancolella, difensore dell’europarlamentare Lara Comi, per la quale l’accusa ha chiesto una condanna a 5 anni e 6 mesi.

La testimone irricevibile

Bergamaschi è la conoscente e socia di Comi nella Premium Consulting che viene incaricata da Afol, l’agenzia formativa di Regione Lombardia, di preparare il personale all’apertura di uno sportello europeo per poi permettere ai Comuni di accedere ai fondi dell’Unione Europea. «Bergamaschi ha fornito nel corso degli interrogatori e dell’esame in istruttoria quattro, forse cinque differenti versioni su come lei e l’onorevole Comi avrebbero dovuto procurarsi la provvista da 10 mila euro da versare a Caianiello e Giuseppe Zingale, all’epoca direttore generale di Afol. Sino a quando, ad un certo punto, questi 10 mila euro spariscono. Non c’è nell’inchiesta cenno al come questo denaro sarebbe dovuto essere recuperato. Nessuna spiegazione su questi soldi di cui, ad un certo punto, nessuno poi più parla. Soltanto per questo l’interrogatorio di Bergamaschi avrebbe dovuto essere considerato irricevibile dall’accusa». In sintesi Bergamaschi che prima accusa e poi precisa e alla fine ritratta non può essere considerata credibile dalla Corte presieduta da Paolo Guidi nelle accuse all’eurodeputata, secondo la versione della difesa.

Il mandato del Cda di Afol

Altro punto affrontato da Biancolella. Anzi affondato da Biancolella. «Zingale riceve l’incarico di trovare un professionista per l’apertura del famoso sportello dal Cda e dall’assemblea di Afol – spiega il legale – non è lui a volerlo: esegue una precisa direttiva votata dal consiglio di amministrazione. E non è nemmeno lui a scegliere Bergamaschi». Non trovando una figura adeguata chiede consiglio a Comi che, appunto, siede in Europa. Biancolella ha ricordato come il mandato dell’eurodeputata, ricevuto dagli elettori, fosse quello di aiutare imprenditori e territorio nel cogliere le opportunità messe a disposizione dall’Unione Europea.

Comi vittima di concussione?

«L’incarico a Bergamaschi venne affidato dall’agenzia di selezione del personale Afol di Cremona. Questo – ha spiegato Biancolella – perché il suo risultò il curriculum migliore per titoli ed esperienza». E qui l’avvocato azzarda: Bergamaschi lamenta di non venire pagata, Zingale lamenta che la professionista non sta svolgendo il proprio lavoro. Le lamentele vengono esposte a Nino Caianiello, ras indiscusso di Forza Italia all’epoca poi arrestato nel 2019 in seno all’inchiesta Mensa dei poveri. Secondo il difensore Comi ricevette pressioni per il versamento della famosa mazzetta da 10 mila euro sulla quale Bergamaschi è apparsa molto confusa. Va detto che il “mullah” ha sempre negato il suo coinvolgimento nella lite (disse «mai ricevuto un euro» da Comi) e Biancolella ha sottolineato come «al massimo corrotto e corruttore, esercitando pressioni su Comi, che è pubblico ufficiale, trasformano la mia assistita non in imputata ma arrischierei in vittima di concussione».

Collaboratori e vecchi amici

Tutta la parte relativa alla nomina di discutibili primi assistenti, a cominciare dalla madre di Comi, è prescritta per stessa ammissione dell’accusa. Resta la presunta truffa collegata ad un collaboratore di Comi (per cui è stata chiesta una condanna a un anno e sei mesi) al quale sarebbe stato aumentato lo stipendio al fine di retrocedere il suddetto aumento (pagato dall’Ue) a Caianiello. «Abbiamo dimostrato che l’aumento era congruo in quanto al collaboratore furono aumentati i carichi di lavoro. Aumento vagliato e approvato anche dal Parlamento Europeo. Di eventuali retrocessioni (che non sono avvenute) la mia assistita non sa niente».

Infine il tradimento degli amici. Vecchi amici dei tempi dell’università che lavorarono per Comi. Due di loro lucrarono sullo stipendio di un terzo e fecero spese non proprio attinenti al lavoro (tipo una lavatrice) ma – a detta di Biancolella – all’insaputa dell’eurodeputata che, in sede d’esame, parlò esplicitamente di un doloroso tradimento. Biancolella ha quindi chiesto l’assoluzione di Comi.

milano comi vittima caianiello – MALPENSA24