L’ira funesta ai tempi del Covid

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di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, sono certo che ricorderete l’inizio strepitoso di un libro fondamentale della nostra cultura, l’Iliade: “Cantami, o Diva, del Pelide Achille l’ira funesta che …”. Ecco, oggi anch’io sono adirato, anzi furioso, dopo aver letto su un giornale che un pensionato di 81 anni che stava aspettando il suo turno di fronte ad una farmacia con una lunga fila, ma seduto su una panchina a leggere il giornale (uno dei pochi che legge il giornale esercitando un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione più bella del mondo) è stato multato con quattrocento euro.

Quattrocento euro di multa è una cifra molto importante per chiunque, figuriamoci per un pensionato. Uno stato di diritto dovrebbe esercitare soprattutto un’azione educativa, non punitiva e repressiva. Ad un pensionato! Nonostante la mia ben nota educazione “piemontese” un bel Vaffa, bello grande, mi sale dal cuore. Ho amici carabinieri e poliziotti e non posso credere che possano multare in questo modo. Sono convinto che per l’applicazione della legge in ordine alle attuali ordinanze occorre avere cautela, soprattutto in questi momenti.

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Ivanoe Pellerin

Se così è stato, hanno sbagliato, anche se hanno applicato la legge. È vero che eseguono degli ordini ma di certo nella situazione attuale occorre esercitare l’equilibrio dell’etica. L’etica è fondamentale soprattutto nel nostro mondo. Una questione fondamentale per chi si occupa di queste faccende è la seguente: una legge può essere giuridicamente valevole ma essere eticamente sbagliata, come naturalmente, non tutto ciò che è eticamente accettabile può essere giuridicamente valido. Molti agenti affermano di voler essere flessibili ma nel limite della legge. Se questa notizia si rivelasse vera, non sarebbe accettabile in un paese democratico. Forse solo in un paese sotto il tallone di una dittatura, decidete voi se sanitaria o politica.

A questo punto sorge inevitabilmente un’altra ira, altrettanto funesta. Molti giornali affermano che gli ospedali sono al limite. Si legge che in Brianza vi è il record di contagi (Corriere della Sera) anche se in realtà le terapie intensive sono al 30%. Forse occorrerebbe segnalare agli amici del Corriere (che dovrebbero essere aggiornati) che la Lombardia proprio per avere degli ospedali molto ben organizzati a Milano come, per esempio, il Policlinico e quello alla Fiera e molti altri professionalmente ben attrezzati, non occupati come a marzo, tiene ancora più che bene.

Se ci si informa, si constata che a Bergamo, a Brescia ed in altri ospedali della regione le attività sanitarie sono in ben altro modo. L’occupazione letti in medicina a Bergamo è intorno a 25 posti-letto e a Brescia a circa 20. Qui al Valle Olona la faccenda è molto diversa e si auspica appunto di poter ricoverare i malati negli ospedali meno affollati, in caso di necessità. L’ira però è legata al fatto che sembra che il focus debba essere sempre Milano, una specie di guerra non dichiarata. La potremmo chiamare: “Le cinque giornate di Milano” al tempo del Covid.

Oggi mentre vi sono moltissime persone multate dall’inflessibile braccio della legge, molte altre stanno amabilmente passeggiando al mare. Questa Italia! Ovviamente se una persona si trova al mare sta certamente meglio che non chiusa in un ufficio a prendersi il virus. Ma allora è inevitabile che sorga una certa incomprensione fra zone rosse e zone gialle. Prendi la prima pagina del Mattino e leggi che a Napoli, al mare, vi è una grande, placida folla. Ricordo che la Campania non è zona rossa ma gialla, il livello più basso della contagiosità e della rischiosità, valutato secondo le stime del Governo. Grazie a questa genialata con il paradigma dei 21 dati, naturalmente del tutto oggettivi e quindi inoppugnabili, si decide che, mentre gli ospedali di Napoli sono al collasso, con file e file di ambulanze, con la gente che ha bisogno di assistenza ma che non la trova là dove dovrebbe esserci, l’area campana è zona gialla. Probabilmente qualcuno muore ma non per Covid. Muore per altre malattie perché non può entrare negli ospedali a causa del Covid. Chi fornisce i 21 dati inoppugnabili? Naturalmente le regioni. Naturalmente in modo informatico. Ma le Aziende Sanitarie, che forniscono questi dati alle regioni, controllano la correttezza dei dati? E le regioni a loro volta controllano la congruità dei dati?

A questo proposito sorge un’altra terribile ira. L’ira funesta di Conte. Il Commissario alla Sanità in Calabria non sapeva che avrebbe dovuto predisporre un piano anti Covid. In realtà questi commissari vengono nominati per mettere a posto i conti della regione e questo commissario in realtà era già stato chiamato dal Ministero del Tesoro per verificare i conti economici della Calabria. La domanda fondamentale in questo mondo assurdo  è la seguente: ma chi ha nominato questo Commissario, Babbo Natale? Qualche cattivone? Qualcuno dell’opposizione che voleva fare uno scherzo? No. Niente po’ po’ di meno che Conte ed il suo precedente ministro della Salute, Grillo (ve la ricorderete), ma poi confermato dall’attuale Ministro Speranza!

Ma quale ira. Caso mai l’ira dei calabresi che si sono trovati un carabiniere che non aveva la più pallida idea di come stilare un piano anti Covid mentre tutti loro sono chiusi in casa poiché la Calabria è zona rossa, poiché non sono state approntate tutte le misure decise dal governo che ha nominato un commissario che non sapeva cosa dovesse fare. L’ira non è di Conte, è di tutti noi! Se ne sono accorti ora dopo un’inchiesta giornalistica di Rai 3, che ha messo alla berlina questo fattaccio. Ma vi sembra possibile?

Cari amici vicini e lontani, non ne posso più. Non vorrei che “l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei…” si rivelasse un orientamento per tutti noi. Coraggio amici, diamoci una mossa, non abbandoniamoci all’ira. Siamo o non siamo uomini di mondo!

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