VISTO&RIVISTO Un prequel intelligente e necessario

minchella ratched visto rivisto

di Andrea MInchella

VISTO

RATCHED, di Ryan Murphy (Stati Uniti 2020, 46-62 min. x 8, Netflix).

Ryan Murphy, prolifico ed attento autore statunitense, torna alla serialità dopo successi planetari come “Nip/Tuck”, “American Horror Story” e “Scream Queens”. Con “Ratched” dà vita ad un originale e intenso progetto di prequel di uno dei film più dissacranti e drammatici degli anni settanta. Protagonista della serie, infatti, è l’infermiera Mildred Ratched che nel 1975 fece tremare e soffrire il mondo intero con la sua presenza nel potente e penetrante “Qualcuno volo’ sul nido del cuculo” di Milos Forman. Se nel film di Forman l’infermiera, interpretata egregiamente dalla brava Louise Fletcher, non lasciava spazio ad interpretazioni chiare della sua natura, della sua durezza e riguardo la sua apparente insensibilità, in questa produzione, targata Netflix, la giovane Mildred, interpretata dalla centrata e generosa Sarah Paulson, si racconta e si mostra in tutta la sua fragilità. Nello stesso tempo, però, ci fornisce tutti gli elementi che serviranno per meglio comprendere e giustificare la freddezza e la cinica impermeabilità della Mildred matura che incontreremo nell’asfissiante e claustrofobica narrazione di Milos Forman.

La storia, ben sviluppata e suddivisa negli otto capitoli, ci racconta di una giovane infermiera che si presenta in una struttura psichiatrica a Lucia, nella California di fine anni quaranta, per incominciare a lavorare vicino ai pazienti, surreali e a tratti barocchi, del misterioso ospedale. Gracile, dolce e amorevole, la Mildred si inserisce subito, non senza qualche ritrosia da parte di alcune sue colleghe, nella struttura gestita dal visionario dottor Richard Hanover. Andando avanti, episodio dopo episodio, capiamo subito che la giovane infermiera oltre a non essere come vuole apparire, nasconde il vero motivo per cui ha voluto lavorare proprio in quella struttura. Tra oniriche suggestioni, continui flashback”, e una forte dose di “giallo”, la narrazione non presenta nessuna sbavatura, ma anzi, incolla lo spettatore che rischia di vedersi tutti gli otto episodi tutti d’un fiato. La realizzazione, tra inquadrature deformate, scenografie colorate in maniera esplosiva e una sceneggiatura costruita in maniera impeccabile, diventa una scommessa vinta da parte di un autore, Murphy, che si conferma come uno dei protagonisti delle produzioni televisive mondiali degli ultimi anni.

Tanti i richiami grammaticali e stilistici ai grandi del cinema: ci sono chiari e convincenti rimandi alla filmografia più tesa e angosciante di Alfred Hitchcock, oppure riconosciamo diverse inquadrature, quelle più asfissianti e snervanti, che riprendono in maniera quasi “religiosa” la metodologia rigorosa e stringente di Stanley Kubrick. L’intera serie prende spunto da una cinematografia degli anni cinquanta, onirica e mistica, che ha reso Hollywood un punto di riferimento insostituibile della cultura visiva di quegli anni.

Una serie che è resa ancor più efficace e soddisfacente grazie all’apporto di attori, protagonisti e non, che rendono l’intero progetto un’intensa e necessaria preparazione alla visione, per chi non l’avesse ancora visto, del capolavoro del 1975 di Milos Forman con l’interpretazione unica e iconografica di Jack Nicholson.

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RIVISTO

QUALCUNO VOLOO’ SUL NIDO DEL CUCULO, di Milos Forman (One Flew Over the Cuckoo’s Nest, Stati Uniti 1975,133 min.).

Tratto dal romanzo omonimo del 1962 di Ken Kesey, questo film è una tappa fondamentale per la cinematografia mondiale. Il potente e visionario Milos Forman realizza un racconto innovativo e necessario sul delicato tema della malattia mentale, e della sua gestione, nella società moderna. Il film, anche grazie ad un cast scelto con minuziosa e ossessiva ricerca, ci racconta in maniera cruda e vera dei trattamenti disumani e spesso inutili che venivano perpetrati ai pazienti, fragili e abbandonati, di una delle tante strutture psichiatriche che indisturbate operavano sul suolo americano.

Se il protagonista McMurphy, un gigantesco Jack Nicholson, è una persona sana che crede di eludere la giustizia fingendosi pazzo, gli altri personaggi della storia sono individui fragili che da tempo hanno reciso i contatti con il mondo reale. Lontani dalla psichiatria moderna che cerca di recuperare in ogni modo il disagio mentale, nel film di Forman l’unico antidoto alla follia è rappresentato dall’assunzione massiva di medicine e, nei casi estremi, di trattamenti irreversibili che compromettono le funzioni cognitive ed emozionali basilari di un individuo. Assolutamente da rividere.

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